Io e i premi letterari

Con La suora, sono tra i dodici finalisti del Premio per la narrativa edita del premio Monti (premio Gozzano-Monti, Asti).
Vedi sotto.
I premi letterari…
Partiamo da lontano. Quando esce il mio primo libro mi spiegano che scrivere non basta. Mi spiegano che bisogna presentarlo. Che bisogna fare in modo che se ne parli, soprattutto con recensioni, radio e tv meglio ancora. Non mi dicono nulla dei Premi letterari che io, per anni, ho ignorato.
Di sicuro non ho partecipato a premi con Dicono di Clelia (Mursia), con Lo scommettitore (Fernandel), con La donna che parlava coi i morti (Newton Compton, ora ristampata da Il vento antico).
La prima volta che un mio libro partecipa a un concorso letterario è…non ricordo l’anno. Ma ricordo il libro: Bastardo Posto. Che Perdisa (su segnalazione di Luigi Bernardi) iscrisse allo Scerbanenco.
Allo Scerbanenco mi iscriverà, anni dopo, anche Fanucci, prima con La notte del santo, poi con La donna di picche.
Picche, sempre. Nulla dallo Scerbanenco.
Ma con La donna di picche succede una cosa, nell’estate di (non ricordo l’anno… ). Semifinalista a La Provincia in giallo, semifinalista a Nebbia gialla.
Solo semifinalista.
2021, con Golem esce Forse non morirò di giovedì. Golem mi scrive al Premio internazionale Città di Cattolica e arrivo primo (ex equo). Ricordo la sera della premiazione. Prima di me chiamano altri premiati di altre sezioni: poesia edita, inedita, racconti, saggi… Bella serata, interminabile: ogni premiato doveva ringraziare, spiegare, e poi ancora ringraziare la moglie per l’editing eccetera eccetera.
Quando salgo sul palco io, mio figlio mi registra col cellulare (malissimo, a rivedere il fimato vengono le vertigini): il tutto dura poco più di due minuti. Il presentatore che dice «Forse non morirò di giovedì. Al primo libro tra i duemila pervenuti c’è da dire solo Chapeau». E io: «Mai successo che io abbia ottenuto un primo premio, mai successo e mai più succederà. Ma come dice il proverbio… il Primo premio non si scorda mai… quindi grazie».
Intervento lampo. Non vedevo l’ora di passeggiare per Cattolica, fumare la pipa, poi bere una birra, mangiare una piadina e, certo che sì, accarezzare anche la targa…

Poi è arrivata La suora. Sempre con Golem, a dicembre del 2021. L’editore mi ha iscritto a qualche premio, io ho fatto lo stesso. A parte “Inventa un film” (sono tra i 200 selezionati, sui 600 di narrativa lunga presentati) per La suora non ci sono stati riconoscimenti.
Inviato anche agli stessi concorsi dove fui semifinalista con La donna di picche.
Alt, un momento. Perché lo faccio? Perché propongo anche il mio libro ad alcuni concorsi? Semplice: perché io, per i miei libri, faccio poco e ho sempre fatto poco.
Poche presentazioni e in genere poca gente alle mie presentazioni (non faccio mai inviti a persone che conosco, amici, nemmeno parenti…), poche recensioni (tra quelle che contano non ringrazierò mai abbastanza Massimo Novelli e Alessandra Rauti), poca insistenza da parte mia nel propormi.
Eppure si dovrebbe: perché certe dinamiche favoriscono la lettura dei libri (domani racconterò).
Iscrivere un libro a un concorso letterario ed essere anche solo segnalato è una piccola mano che si dà al libro. Quando ho iniziato a scrivere non pensavo fosse così: pensavo che bastasse scrivere, e basta.
Contento quindi di questa segnalazione. Il Premio è di quelli che piacciono a me.
(Ho letto che Buzzati durante la premiazione allo Strega improvvisamente sparì: magari gli era venuta voglia di una birra…)

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