sai come son fatta, piccola Sara

Comunque ti vogliono bene, sai?
Ti volevano bene quando urlavi che il mondo era tutto da rifare, tutto sbagliato, ti vogliono bene ora, che ti vedono ballare.
Devo essere sincera, però, adesso.
Tuo padre e tua madre un o’guardano e un po’ fanno finta  non vederti,  però, li ho visti, sai?, le volte che la televisione ti inquadra si vede che sono contenti, la corsa settimana tuo padre è arrivato perfino a dire che la più bella del programma sei tu, e che non è giusto che ti si veda così poco.
Io sono stata contenta, perché, sai com’è fatta tua madre, se tuo padre dice bianco lei deve dire nero, ecco invece stavolta tua madre ha detto, Hai ragione Luca, hai proprio ragione, e a me è parso così bello che la nostra famiglia fosse unita come una volta avanti al focolare, ché la fiamma eri tu, tu, piccola Sara,e io, io, dalla contentezza, sai che ho fatto?, piccola Sara?, mi sono alzata di scatto, sono andata a prendere una bottiglia di spumante e ho detto, Brindiamo ragazzi?
Mica m’ero accorta che tuo nonno, sai com’è fatto lui, cammina adagio adagio, non si mai sentire, era dietro di noi.
Poveri scemi, ha detto.
Povera cretina, mi ha detto, e… ma sì te lo dico: ha sputato sul tavolo, sulla tovaglia ché la pasta stava ancora bollendo, e io avevo preparato la pasta con la acciughe che a lui piace tanto, ma a tuo padre no, tuo padre potesse vivrebbe di pomodori e fagioli e mortadella, ricordi piccola Sara?, che quando eri piccola io, di nascosto da lui, sostituivo il panino con la mortadella di Bologna con uno con la Nutella che ti piaceva tanto?
Ma è per tuo nonno, sai, che ti sto scrivendo ora.
Tu lo sai, vero?, ti ricordi com’è fatto lui, Piccola Sara? Si sveglia, e poi beve il caffè e legge il giornale senza dire una parola. Poi, se il tempo è brutto va al bar a litigare, sai com’è fatto, lui è rimasto a Togliatti, se invece è bello o anche solo così così lui fugge all’orto, e tu ricordi, ricordi vero?, piccola Sara, che io l’orto lo odio (ho i miei motivi).
Però, sai com’è, col tempo ci si rammollisce e io, erano almeno dodici anni che non capitava, io domenica sono andato all’orto. E’ sempre lo stesso orto, vicino al fiume dove tuo nonno ti portava a giocare.
Senti Sara, non volevo dirtelo ma ora che ci sono te lo dico: io dodici anni fa andai all’orto perché sapevo che lì tuo nonno si vedeva con una donnaccia. Come lui ha sputato sulla tovaglia mentre noi ti si guardava in televisione, io sputai… sul culaccio bianco di tuo nonno, aveva i calzoni abbassati il maiale, quando entrai nell baracca.
Gli dissi, Paga questa troia, e poi a casa pagherai qualcos’altro.
Invece sono stata zitta, per anni e anni.
Domenica, sai come son fatta piccola Chiara, tremavo tutta: un po’ avevo paura, tuo nonno ha settantatue anni ma l’appetito per le donne mica ghi è passato, e un po’ c’era quel brutto ricordo.
E invece, entrando, ho visto gli attrezzi di tuo nonno, sai com’è fatto piccola Sara, in casa lascia in giro di tutto, penso che nessun uomo sia disordinato come lui, ecco, invece lì all’orto era tutto a posto. Gli attrezzi, la caffettiera, una borraccia, il suo cappello da alpino, un armadio, ecco dov’erano andate a finire, con le vecchie Unità, piegate come fossero fazzoletti di seta, ma non ti ho detto tutto, sai come son fatta, mi piace far le sorprese, piccola Sara.
Sopra al banco degli attrezzi pensavo di vedere la solita fotografia di Togliatti, te lo ricordi vero Sara quando ti diceva, E’ a lui che devi pregare, non a quei bastardi dei preti…
Togliatti c’era, ma poggiato per terra.
C’era un quadro con un ritaglio di giornale dove c’eri tu, piccola Sara.
Sono scappata via, sai com’è fatto tuo nonno, si vergogna, lui è così, se sapesse che ho visto il quadro con il ritaglio di giornale dedicato a te, quello sarebbe capace di cacciare un urlo, mandare via me e dare fuoco al quadro, sai che ha comprato pure una bella cornice?
Senti piccola Sara, io lo conosco, lo conosco bene.
Io adesso son convinta che la sera, quando lo vedo rigirarsi sul letto e gli dico, Nello che pensi?, son convinto, sai com’è fatto piccola Sara, son convinta che lui sogna di vederti arrivare lì, da lui.
Lo so che non c’hai tempo, non ti chiedo niente.
Però te lo dico lo stesso, e tu non t’arrabbiare che un po’ il carattere ce l’hai come lui. Io ti dico piccola Sara, che un’ora sola, sì come la canzone che lui canta sempre (Che palle, nonno, mi pare ancora di risentirti, e lui che a squarciagola urlava, U’ora sola ti vorrei….), un’ora sola, con te, nel vecchio orto, a tuo nonno regalerebbe il paradiso.
Mandami tue notizie, piccola Sara, che son due mesi che non mi scrivi, ti bacio e ti abbraccio forte forte, sai come son fatta, a me piace abbracciarti, a me basta solo un abbraccio, un’ora regalala a tuo nonno.

5 pensieri su “sai come son fatta, piccola Sara

  1. Leggendo racconti come questo la prima cosa che mi sembra di avvertire sono gli odori. Anche se non se ne parla per niente io sento odori di brace di legna, odori di cucinato, odori di sudore, di sigaro toscano….
    Odori anche cattivi a volte, odori stagnanti, ma di umanità: quelli che la società odierna cerca di annullare con deodoranti per le persone, per gli ambienti, per le automobili…..
    E in genere (per me) quando invece li sento è buon segno.

  2. Mio padre, cresciuto a cinghiate, dice lui, mi ha sempre detto in dialetto un po’ scontroso:
    sarebbe ora che andassi da tuo nonno. E’ sempre mio padre.

    Ma io non avevo un buon rapporto con quel nonno, anche per colpa delle cinghiate a mio padre.
    E non ci sono mai andata.
    Spero che Sara non faccia come me.
    Bello.

  3. Molto bello, molto triste… C’ho un nodino che mi stringe la gola. Quanta solitudine esprime questo racconto.
    Ciao, Remo.

    Milvia

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