Per caso, ho trovato questa cosa qui sulla rete.
Foto e parole di ragazzi in visita al “mio” giornale.
Dietro le loro spalle, appunto, la redazione, disposta su tre piani (se ne vedono solo due).
Oltre il cancello, ci sono i posti auto per i giornalisti.
Insomma, è il posto dove da anni (s)corre la mia vita.
Mattino tardi, pomeriggi interminabili fino alla chiusura del giornale
(la rotativa s’affretta, me ne vado col bavero alzato dietro il fumo della sigaretta*).
Anni fa (e a volta ancora adesso) ci ho trascorso anche le notti. Alcune pagine dei mie romanzi le ho scritte lì.
Alle cinque del mattino, quando rincasavo, incrociavo i primi pendolari che andavano verso la stazione.
… e stasera, per caso, parlando, mi è tornato in mente un ricordo.
si parlava delle tre di notte.
un’estate, era fine agosto, a Cortona, in campagna.
mio padre che dice, domattina mi sveglio molto presto e vado per funghi a Ruffignano.
io che dico, Vengo anche io.
lui che dici, No, che ci sono le vipere.
andai a dormire, ma con l’orecchio teso.
e quando lui si alzò, mi feci trovare bell’e vestito.
dimenò la testa, fece i caffè: erano le tre.
(svegliarsi presto, allora, per mio padre ma anche per me significava le tre del mattino. adesso sono le 2 e 26 minuti…).
trovammo un bel po’ di porcini, nessuna vipera.
e verso le sei ci presentammo a casa della sorella di mio padre, che era sveglissima.
era estate, ma eravamo infreddoliti.
lei accese il camino, poi si presentò con un tegame su cui fece friggere un numero incredibile di uova, almeno una decina.
ho un’immagine sfuocata, del tegame, del camino.
ma risento il profumo di quelle uova fritte nell’olio di oliva e il calore della legna arsa.
e il silenzio, rotto o dal gallo o dall’abbaiare di un cane.
le tre di notte mi ricordano quella notte.