Pensava, la bambina, che suo padre fosse come un cavaliere: senza macchia e senza paura.
O comunque coraggioso: come Conte, che non era né nobile né un guerriero a cavallo, era il loro cane Conte, un bracco sempre pronto ad attaccar briga ma coi cani di grossa taglia, ma mai, mai un’aggressione a quelli piccoli.
Se un cagnetto gli ringhiava, faceva finta di niente, lui.
Era un Conte per davvero, insomma, il loro Conte.
Che non era in ferie con loro, quella volta.
Appena arrivati, si erano sistemati in una pensione vicino alla grande piazza che dà sul mare; e mentre la madre tirava fuori gli indumenti dalle valigie, il padre disse alla figlia, che aveva undici anni: Vado al bar, vieni?
Lei, contenta, disse sì: le piaceva andare in giro con quel padre senza macchia e senza paura.
Il suo eroe.
Erano i giorni, quelli, in cui lui le diceva delle ingiustizie, e che bisogna ribellarsi sempre, e che i peggiori non sono nemmeno quelli che le fanno, le ingiustizie, ma quelli che non fanno niente, e tacciono.
E lei incantata lo stava ad ascoltare.
Vanno in un piccolo bar.
Il primo che trovano, il più vicino.
C’è tensione, dentro, insieme all’odore di caffè, buono.
Il padrone del piccolo bar, giovane e simpatico (lo scopriranno nei giorni successivi che è simpatico), è alle prese con un ubriaco insistente e petulante e noioso, vuole ancora da bere, canta, non vuol pagare, prende in giro il proprietario.
Arrivano due vigili, li avrà chiamati qualcuno, chissà.
Hanno il manganello e lo debbono usare: perché l’ubriaco appena li vede cerca di spintonarli fuori, inveisce, urla, insulta.
Lo sbattono per terra, lo immobilizzano.
La bambina pensa: bravi.
Poi, uno dei due vigili sferra un calcio all’ubriaco, poi un secondo calcio, poi un terzo, poi, dal momento che l’ubriaco invece di chetarsi gli sgrida Stronzo, va oltre: e comincia a dargli colpi col manganello, e uno e due e tre, e l’ubriaco adesso non grida più, non fa più lo sbruffone, ma dice Ahi, poi piange come un bambino, dice Basta, Basta, e anche l’altro vigile dice al collega Basta, e anche suo padre, vede la bambina (ed è contenta di vederlo), dice anche lui Basta e si avvicina, e la bambina pensa che adesso il suo papà salverà il povero ubriaco, non starà con le mani in mano come il proprietario del bar e il vigile numero due, e invece, invece, non fa niente nemmeno suo padre, perché il vigile infuriato gli ha puntato, per un attimo, il manganello sotto la gola, e dopo avergli detto Stai lontano riprende a battere colpi sulla schiena dell’ubriaco, manco fosse un tappeto, finché l’altro vigile si scoccia, e strattona il collega, lo porta via, e la bambina, delusa, guarda suo padre e gli dice, Torniamo in albergo, e mentre tornano lei pensa a Conte, a quando mette la coda in mezzo alle gambe perché c’è un tuono e ha paura, ma non ha paura Conte, non avrebbe avuto paura, lui.
Bel pezzo.
(è un peccato averlo “abbandonato” un po’ così questo post… fa pensare)
ma ‘sta bambina è spaventosamente lucida, fredda, distante.
è difficile essere sempre ‘giusti’, sempre perfetti in ogni situazione. dobbiamo anche imparare ad accettare le nostre imperfezioni e dobbiamo imparare a perdonarci.
se quel padre lo facesse starebbe meglio.
leggendo mi è venuta in mente questa canzone di Vecchioni:
Bello l’eroe con gli occhi azzurri dritto sopra la nave
ha più ferite che battaglie, e lui ce l’ha la chiave.
Ha crocefissi e falci in pugno e bla bla bla fratelli
ed io ti ho sollevata figlia per vederlo meglio
io che non parto e sto a guardarti
e che rimango sveglio.
Forse non lo sai ma pure questo è amore.
Io non credo che quel padre sia stato un codardo. nella frazione di un secondo lui ha dovuto fare una scelta: chi proteggere prima, se l uomo a terra o sua figlia.
non si è voltato. non è uscito dicendo “cambiamo bar” lui c ha provato ma non era da solo. doveva proteggere prima di tutti lei.
fosse stato lì da solo, molto probabilmente, si sarebbe gettato sul quel vigile, magari si sarebbe beccato pure qualche colpo che poi, arrivando a casa avrebbe giustificato in qualche modo oppure avrebbe raccontato la verità, ma con le parole giuste.
in quel momento lui è stato un Padre.
io la vedo così
No, Conte non avrebbe avuto paura. Lo sguardo della bambina ha colto anche questa verità . ne coglie più d’una, a dire il vero: la paura è uno dei motori principali della violenza. Grazie, Remo.