appunti veloci che continuano il post precedente, che tratta tanto di e-book quanto di scrittura
già in rete sta avvenendo qualcosa di molto pericoloso: molti ci vivono.
guardate su facebook: la gente s’indigna, lotta, impreca, basta poco, un clic; all’atto pratico, la stessa gente, fa ben poco.
ma passiamo a quel che ha detto Arsenio.
Arsenio ha detto che verrà il giorno in cui tutti saranno scrittori.
arsenio ha scritto:
io spero che nel futuro tutti siano scrittori e che tutti ci si possa leggere a vicenda, cosicché le umane vicende siano super raccontate, microraccontate,
ecco, ho da fare un po’ di osservazioni su questo.
piccola premessa: se qualcuno mi dice che vuole scrivere un libro io non gli dico, mai fatto, occhio che ci vuole talento.
io penso che tutti, in un preciso momento della loro vita, possono scrivere un libro.
ci può essere la predisposizione a scrivere, soprattutto in chi è cresciuto in un ambiente favorevole (io per esempio penso d’essere nato in un ambiente favorevole: sono pronipote dei cantastorie. Da Pia de’ Tolomei al dramma di Ermanno Lavorini, ho “sentito” storie, fin da piccolo; mio padre ha fatto la terza elementare, ma quando racconta dice “noi ragazzi, al chiaro di luna, s’andava a mirar…”).
detto questo: non vado mai a sindacare perché uno possa, o meno, essere portato per la scrittura.
e quando posso leggo manoscritti.
ma quando leggo manoscritti mi ritrovo di fronte una triste realtà: una grande ignoranza.
gente che scrive e non conosce l’italiano, gente che scrive e non sa cosa sia una storia, gente che scrive e mi avverte, prima: guarda che ho uno stile nuovo, sono un innovatore.
che poi l’innovazione è sempre la stessa: periodi lunghissimi, assenza di virgole. a volte qualcuno scrive con la minuscola.
(chiaro: il futurismo è qualcosa di cui tutti han sentito parlare).
eppoi, invece, c’è gente che scrive, e bene, ma non viene pubblicata: ma siamo sicuri che per far fronte a questa grande ingiustizia occorra la follia della rete dove tutti scrivono, dove tutti dicono all’altro, cazzo come sei bravo, hai talento…?
va bene, blocchiamo questa grande ingiustizia utilizzando la rete, comprando comodi lettori, scrivendo tutti.
così le case editrici non guadagnano più.
(e che costi ha la rete?).
io comunque sono convinto che la carta resisterà.
la gente ancora va al cinema, e potrebbe non andarci, la gente va a teatro, e il teatro sembrava morto e sepolto per colpa della tv.
e anche nel teatro, si sa, vanno avanti i raccomandati, e ci son di mezzo finanziamenti, piccole compagnie, il teatro ribelle-di strada…
nella scrittura, però, non è come a teatro, nella scrittura il discorso si imputtanisce, e provo a spiegare il perché.
nessuno dirà mai che tutti possono cantare, perché il mondo si divide in stonati ed intonati e, tra gli intonati, solo pochi riescono a incantare gli altri, a farsi ascoltare.
chi è intonato, solitamente, studia canto, solitamente si esercita.
nella scrittura, invece, si è subito imparati.
non serve studiare, sudare, carcare di carpir segreti delle altrui scritture (che non significa scopiazzare Bernhard, sia chiaro).
nella scrittura, invece, si è subito scrittori.
ci – e mi ci metto anche io – applaudiamo da soli.
e via col vento.
però alla fin fine questo discorso che siamo tutti scrittori è una grande follia, peggio ancora delle logiche editoriali.
siamo tutti Pessoa?
se tolgo il punto interrogativo resta
siamo tutti Pessoa
bene
questa sì che è una bestemmia
sta di fatto che chi scrive storie degne d’essere raccontate oggi è stritolato da due meccanismi: da un lato l’editoria, sempre più sensibile ai richiami commerciali, dall’altro questa convinzione: che gli scrittori son tutti…. intonati.
ecco, ho scritto con uno stile innovativo: di fretta:
se vedete qualche briciola nel post si tratta del mio panino: oggi bresaola e parmigiano; va di lusso oggi.
Lo studio, l’approfondimento, il confronto: tutto contribuisce a espandere qualcosa che comunque esiste….pre-esiste.
Salve, ho letto le vostre interessantissime opinioni, che mi hanno suscitato qualche domanda. La prima è: uno che voglia imparare a scrivere, a maturare il proprio stile (che credo in qualche misura sia innato), cosa deve fare? La grammatica si spera la si sia imparata a scuola (e magari all’università), leggere a più non posso aiuta a capire cosa ci piace degli altri, a “contaminarsi”, per così dire, ad ampliare il proprio vocabolario, ma per imparare a creare un intreccio? A scrivere una storia? Ci saranno degli schemi, ma se non li si rompe si rischia di scimmiottare sempre qualcuno. D’altra parte se non li si conosce è difficile romperli in modo consapevole. Ci sono dei corsi di scrittura, ma si otterrà lo stesso risultato che, per esempio, seguendo un corso di informatica (che ti garantisce che alla fine almeno il PC lo saprai accendere)?
Ho trovato nella rete alcuni siti molto interessanti e ben fatti che aiutano a capire come revisionare un testo in modo professionale e migliorarne la scorrevolezza, ma non credo basti questo. Vorrei qualche consiglio, non solo da Remo, ma anche da lui, perché scrivere mi piace, anche se non ho l’ambizione di diventare scrittore. Sono troppo timido per prendermi la responsabilità di presentare un mio testo!
Ciao e grazie.
Parmigiano-reggiano please.
Sarebbe auspicabile intanto che tutti leggessero. Almeno con una certa assiduità.
Ciao Remo
Sgnà
è vero, concordo,
gli scrittori non sono sono tutti intonati,
gli scriventi non sono sono tutti intonati,
gli uomini non sono sono tutti intonati,
poi pensavo che tradotta in portoghese la frase: ‘siamo tutti pessoa’
diventa
‘somos todos pessoa’
che ritradotto in italiano suona
‘siamo tutti persona’
ecco, sì, siamo tutti persona,
ma solo qualcuno (anzi uno) intona le voci di
Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, Bernardo Soares e Fernando Pessoa mesmo.
La peggior cosa che possa fare un padre a un figlio è quella di dargli una cattiva educazione, non correggerlo sin dall’inizio, non sottolineargli i difetti affinché si possa, nei limiti umani, perfezionare.
Se nessuno dice a un presunto scrittore: guarda, prima impara l’italiano, prima leggi, prima leggi, prima leggi… poi, magari, inizi con un piccolo racconto, correggi, rivedi, ricorreggi… se nessuno ammonisce, sempre con le dovute parole, tutti si considereranno scrittori capaci di scrivere la Divina Commedia alla prima prova.
Ed è anche vero che l’editoria di oggi, certa editoria, propone autori che a mala pena sanno come scrivere perché-perchè, non hanno idea della periodizzazione, degli accenti gravi, e via dicendo: tutto per guadagnare qualche euro in più e arrotondare il fatturato, tutto perché bacco-tabacco-venere sono sempre sulla cresta dell’onda editoriale e interessa la massa.
Ecco, a ‘sto punto mi domando: dove finirà la vera letteratura, sempre e quando esista ancora?
Rino, apprendendo.
Remo ha perfettamente ragione. Oggi si è tutti bravi e intonati ed esiste molta autoreferenzialità in rete… non ci sono più stroncature.
Ci vuole il coraggio di dire: sei stonato, oppure: studia.
Cosa che non fa neanche la scuola, non si boccia più, si promuove per forza d’inerzia, per scoraggiamento verso l’ignoranza che tracima… discorso lunghissimo.
Occorre che gli editori facciano gli editori, cioè selezionino la qualità vera e non seguano solo le logiche commerciali.
A volte gli aspiranti autori sono come i cani di AMICI – stonati, negati per la danza, recitano come pali – che cercano l’applauso e a prima critica – no, al primo dubbio sulla loro genialità assoluta, sul miracolo della loro stessa esistenza – pianti, urla, recriminazioni. E il pubblico bove assiste o tifa senza alcuna preparazione o titolo per giudicare.
vabbè era parmigiano… vado eh… vado.
oh beh.
io ho letto Morena e mi aggrego e stop.
per il 90% perché concordo con quanto ha scritto e non saprei proprio dirlo in modo differente e meglio. per il 5% perché sono esausta dopo 7 ore di statistica in ufficio e il restante 5% perché sono a dieta ufficialmente (quella ufficiosa è iniziata in quinta elementare) da 3 giorni e bresaola e grana mi fanno una voglia…
Io spero che la carta resista. Almeno fino a che un libro non lo scrivo io. :)
No, non siamo tutti Pessoa, no,
con punto interrogativo o no,
e poi a dirlo, a valutare le nostre operette
possono essere quei tutti che ci cavano qualcosa di buono.
Che si divertono, che si specchiano, che ci capiscono.
Vivaddio esiste il gusto!
E non solo la critica ufficiale o gli adulatori di circostanza.
Tiziano Scarpa, anni fa, non so dove, risfoderò la parola “gusto” facendo incazzare più d’uno, e fece molto bene, perché a molti piace, fa comodo che esista una critica univoca, esista un canone di bellezza universale.
Fa comodo ma non è così.
Esiste la relatività.
A uno piace il Grande Fratello e ci si sbrodola tutto nel vederlo, ad altri per nulla.
Ho conosciuto persone (colte) che trenta anni fa odiavano Gadda ed ora lo elogiano alla grande.
Il gusto cambia, pure. A volte con l’età.
MarioB.
vorrei scrivere tante cose ma la prima che mi viene in mente è che bresaola e parmigiano è un bell’abbinamento.
e che vuoi che ti dica?
mi pare anche un bel titolo per un romanzo:
“bresaola e parmigiano”.
attira l’occhio e anche il naso. il lettore avvicinerebbe subito il volto allo schermo (perché abbiamo detto che i libri saranno contenuti in quei magici lettori che ne contengono diecimila e alla faccia delle librerie da spolverare che sono pure una gran seccatura) e con il naso cercherebbe di captare l’odore di quel connubio lussurioso di carne stagionata e oro puro confezionato in quel di Parma. ma non sentirebbe nulla il lettore. a meno che… beh, certo, nei testi ci saranno anche i profumi incorporati. una libidine.
fino a che il testo non tratterà di odori corporei sgradevoli…
ma vorrei spezzare una lancia, tanto per stare nelle frasi fatte che sono più comode da indossare che vedi subito come ti stanno, per il teatro e per ogni altra manifestazione artistica che si possa trovare in giro. il piacere che offre una rappresentazione teatrale, un concerto dal vivo e altre esperienze artistiche non ha nulla a che vedere con un bellissimo (se ci fosse. anche questa è utopia) spettacolo visto in tv.
perchè?
stessa cosa tra il libro vero, e quello ‘finto’.
poi vanno benissimo gli ebook e anche i testi pubblicati sul blog. si possono leggere cose altrimenti introvabili. ma sono due cose diverse.
ho esagerato. è stato il tuo panino, remo :-)