La mia stanza è francescana, come dimensioni intendo.
Una cassettiera, due librerie, con 2, forse 3mila libri, quelli che più mi interessano, una scrivania, sempre piena di libri, agende, sigari, tagliasigari, appunti, moleskine, bloc notes, minchiate-varie, una mensola, con pochi libri e qualche oggetto, e qualche foto appesa nello spazio tra la scrivania e la mensola.
La mia stanza è anche fredda, di notte e quando mi sveglio accendo sempre una stufa elettrica ai miei piedi.
La mia stanza ha questo di bello: alla sinistra della scrivania, appena finisce la libreria (parete di sinistra, con me seduto) c’è un portafinestra che dà su un piccolo guardino protetto da una siepe.
E quando mi sveglio e, tazza di caffè in mano vado al pc per vedere la posta elettronica, il pezzo di cielo che vedo lo vedo dietro questa siepe alta, di piccoli cipressi nani (credo, ma non ne sono mica certo).
Questa settimana c’erano dei lavori in corso a casa mia.
Io e il gatto eravamo in crisi nera.
Il gatto, appena arrivavano gli operai, miagolava, andava in cucina su un mobile, in alto, poi vedendo che la casa era sempre più sottosopra fuggiva via, in cortile.
La mia stanza era senza libri, la scrivania senza nulla (solo il modem impacchettato):
Capivo il gatto, lo capivo bene.
Il cane invece non ha patito: l’abbiamo traslocato da mia padre.
Sta tornando la normalità ora.
Gli operai hanno finito di lavorare, il gatto ha finito di rompere le scatole, solo io non ho finito.
I miei libri son tutti inscatolati, la scrivania è deserta (cose mai viste).
Se domattina voglio bere il caffè guardando “che tempo che fa” dal portafinestra che dà nel piccolo giardino – è diventato un piccolo piacere irrinunciabile: anche perché son solo in casa, con cane e gatto che dormono – devo, oggi, sistemare i libri.
Ri-sistemare i libri. I gialli da una parte, i classici dall’altra, le poesie, una ventina di libri di storia scelti, i contemporanei, i gialli, lo scaffale sacro con i libri di psicologia, Jung, Freud, Klein, Winnicott, Adler…
quelli di medica alternativa, o di yoga…
vado.
buona domenica.
(devo chiedere: son piccoli cipressi o son cipressi nani o cosa sono quei sempreverdi che delimitano il giardino?)
Charlus, ho visto le foto (in rete): penso tu abbia ragione, grazie
nonsisamai, ho il ricordo nitido di quel che vedevo nelle case in cui ho vissuto, infatti
aitan, hai scritto une bella cosa (come sempre)
milvia, ho un gatto strambo; se vede qualcuno fuori casa si fa accarezzare, non ha paura, in casa invece è terrorizzato da tutto.
grazie marialucia,
il “tuo” cielo, però, è più intenso
Tuje, sono tuje, direi.
e’ incredibile come ci affezioniamo a quello che vediamo dalle nostre finestre…
…le scatole rompevano il gatto
Qualcuno, forse Alberti (forse io), ha scritto da qualche parte che conoscere una lingua straniera significa saper dire uno ad uno i nomi degli alberi della terra in cui essa (lingua) è diffusa.
Ecco, io nemmeno lo so che tipo di sempreverdi sono quegli alberi, però sono belli e aiutano il respiro, anche quello degli occhi.
Un posto (momentaneamente sguarnito) per scrivere.
Bello, ci piace immaginarti lì.
Dei cipressi… nulla so.
Pero, il gatto, non era lui, a rompere le scatole, ma gli umani che le rompevano a lui.
Buona serata, Remo.
Milvia
Che bello condividere con noi uno spazio così intimo… il giardinetto è bellissimo. E QUESTA SIEPE, CHE DA TANTA PARTE DELL’ULTIMO ORIZZONTE IL GUARDO ESCLUDE…