Ho appena prenotato un albergo per il salone del libro, ci sarò il sabato pomeriggio e la domenica mattina; domenica pomeriggio, se è bello, vado in giro per Torino.
Ho resistito per tanti anni al Salone; gente che mi diceva è bello, vieni. Quelli che al giornale erano divoratori di libri ci andavano. E io svicolavo. Non amo gli assembramenti, al salone però, ho scoperto, è una fortuna essere un fumatore di sigaro: prendi e te ne vai fuori, magari dopo un caffè, e ti fai la tua mezz’ora di sigaro, ascoltando e guardando.
Ricordo una domenica di non so quale anno. Una voce dice, Guarda, ci dev’essere Coelho. Di sicuro c’era gente che quasi si spintonava per vedere qualcosa. Ora non so perché lo feci, di Coelho ho letto tre libri, uno mi è piaciuto poco gli altri due niente, ma mi alzai anche io; c’era Buttiglione che ciabattava, testa penzolante, ma non era lui l’oggetto d’osservazione, certo che no, e nemmeno Coelho. Era una donna, una bionda, la vidi per un attimo di schiena, che indossava uno di quei vestititini che hanno mandato in crisi il tessile: minigonna inguinale e schiena nuda. Eccerto che non poteva essere Coelho: la folla era di soli maschietti.
La prima volta che andai al solone fu nel 2002. Era un venerdì sera.
Vidi una cosa triste, che non pensavo. Vidi che c’erano delle persone che ne fermavano delle altre. Le persone che fermavano altre persone erano scrittori che avevano pubblicato per piccoli editori non distribuiti (magari a pagamento) e cercavano di vendere i propri libri.
Mi intristii. Pensai che era una cosa brutta, da evitare.
La più triste, insomma.
Col tempo (salone dopo salone) mi sono ricreduto: la cosa più triste è il sorriso a 32 denti, capsule comprese, che sempre alcuni scrittori fanno o a scrittori più famosi, o a critici o a editori. Mi ricordavano la mia infanzia a Cortona, quando passavo qualche giorno dai miei zii, mezzadri. Zii, fratelli “del mi babbo” che lgli ha sempre dato dei ruffiani (o peggio, delle teste di cazzo. Tra fratelli non ci son censure). Anche loro sorridevano così – cappello in mano – quando, in motocicletta, arrivava il padrone.
Poi però quando se ne andava via gli davano del cornuto. Sai che soddisfazione.
Quasi quasi non vado: se didisco l’albergo non è prevista penale.
Adesso c’è la metro bell’e nuova che ti porta dalla stazione al Lingotto in pochi minuti, il che non guasta, anzi gusta. L’altr’anno non ci potei andare perché ero malato. Spero quest’anno di farmi un bel giro, anche se il Salone non mi piace per via della gran confusione e il brusio di fondo.
Certo non mi ficco presso gli stands delle grandi case, vado a zonzo presso le piccole, giro e poi mi stufo e me ne vo, a meno di incontrare qualche amico.
abbracci, o Remo,
MarioB.
E no, Remo, a Torino devi andare! Se no come faccio a dare un bacino al Cico?
Buona domenica, Remo e buon aprile!
Milvia
questo è il mio salone dell’anno scorso…
http://tiptop.splinder.com/post/22736265/il-mio-salone-del-libro-di-torino-con-sandali-bugiardi
credo di tornarci, devo decidere le scarpe, però.
@morena, due non nella stessa frase può essere cosa buona e giusta.
@giulia, e chi li ha più 32 denti?
@laura, ecco quando abbiamo passato insieme il sabato mi è rimasto impresso quando hai abbracciato e baciato Emanuele Filiberto… (ma non ti dico che ho pensato).
Ma quanti problemi ti fai sempre. Vai e basta e non ci pensare troppo. Un bel sorriso a 32 denti non dispiace ad alcuno.
due ‘non’ nella stessa frase…
meglio se sto a casa io :)
cosa che, peraltro, farò.
non andare non è un’idea malvagia. se vuoi vedere dei libri entra in una libreria :)
Ma gia’ hai prenotato? Io ci andro’, ma non posso ancora prenotare. Devo prima vedere come stara’ la mamma che si opera l’8 aprile alla spalla.
Dai, non disdire. Sarebbe bello rivederci li’ :)