Ho 14 anni, faccio prima media. Di notte, sotto le lenzuola, con l’aiuto di una pila, rileggo aI pirati della Malesia, di Salgari
Ho 17 anni, e decido di fare taglia da scuola, Mi rintano in un bar, ho paura che entri qualcuno che mi conosca e che possa poi raccontare ai miei genitori che ho marinato la scuola. Il tempo non passa mai. Fortuna che ho con me L’inverno del nostro scontento, di Steinbeck.
Mi rimandano, quattro materie, cazzo.
Ho sempre 17 anni, è il mese di agosto, compirò 18 anni a settembre. Sono a Cortona, ospite di un mio zio. Ho i libri di scuola, certo, ma quando mi incontro con M, di cui sono innamorato, mi porto appresso Lavoro, salariato e capitale, di Marx. Se mi promuovono (mi promuoveranno) ti vengo a trovare a Roma, a settembre, dico a M. Che mi dà il suo numero di telefono: 06.52xxxxx. Lo scrivo a matita sul libro.
Agosto dell’anno successivo, sono a Celle Ligure, ospite di un mio compagno di classe, ci siamo appena diplomati. Lui va al mare, io vado in giro. Ho sempre con me Il profeta armato di Isaac Deutscher. Gran bel libro di 500 pagine, gran bella copertina. Ho fatto crescere la barba, funo delle sigarette cjhe si chiamano Belga. Penso, andando a spasso, che quel libro mi possa aiutare a fare colpo sulle ragazze.
Un giorno ne vedo una che piange, ha appena litigato con il suo ragazzo. E’ una bella ragazza, e io so di essere un bel ragazzo. Timido. Che faccio? Nulla. Vedo che però, merda, un ragazzo della mia età si avvicina alla ragazza che piange, sconsolata, sul lungomare di Celle, fregandosene della gente. Mi incazzo con me stesso quando vedo che quel ragazzo si avvicina a lei, le dice qualcosa e poi, mentre lei continua a piangere, le posa una mano sulla spalla. Mi do del coglione e dell’imbranato. Dura un attimo. La ragazza infatti non gradisce le attenzioni del ragazzo disinvolto: e gli molla un ceffone e poi se ne va, lasciandolo ad accarezzarsi la faccia. No, non pensai d’averla scampata. Ricordo che pensai che ero un imbranato, punto.
Ho 25 anni, lavoro in fabbrica, faccio il turno del pomeriggio, dalle 14 alle 22. Di mattina sto con mia figlia Sonia, che ha due anni. E’ buona, silenziosa. E un mattino è più buona e silenziosa del solito. Vado a vedere che fa: bene, anzi male, mi ha succhiato la copertina di Vicolo Cannery di Steinbeck. la copertina e le prime pagine di quel libro sembrano le impronte che prende un dentista. Ho la tentazione di gettare via il libro, poi invece non lo faccio, e ne son contento, oggi…
E qua mi fermo.
Scrivo, ora, nel mio piccolo studio, accerchiato dai miei libri. Tanti di loro, tante copertine, tanti titoli, profumano di ricordi come nessun e-book profumerà mai.
Profumano, i libri.
L’importante è quello che si legge nei libri. Elettronici o cartacei, poco importa.
Poetico, bello, commovente… profuma di vita.
Un libro è un oggetto fisico… da vivere con i cinque sensi. Per questo è così umano come un ebook non sarà mai.
E poi volete mettere i ricordi legati a un certo libro, proprioquello sbocconcellato macchiato di caffè bagnato di lacrime? Perso prestato col patema che non torni… ritrovato come un amico?
E poi come fai a far colpo sulle ragazze con un lettore digitale in mano (che non si vede nemmeno la copertina)?
Anche i miei profumano di ricordi. Tutti. Uno di questi è “Il quaderno delle voci rubate”.
Tutti gli altri, anche, hanno il loro perchè. Quello però è stato anche il mio portafortuna quando mi sono operata e, da quello, ho scoperto un grande amico. Un grande autore. Il vero Remo, insomma.
e non solo… quando sono ancora in libreria, i colori delle copertine, ti attirano come fossi una farfalla, e llo scambio di carezze quando lo sfogli, leggi qualche parola, nasce l’attrazione…sarà tuo! con un e-book…. mah!
Che bel percorso, Remo! Anche molti libri che mi circondano profumano di ricordi e di carta ingiallita. E anch’io, sai, leggevo con una piccola luce nascosta sotto le lenzuola, da ragazzina. L’e-book potrà essere anche comodo, in certi casi. Ma un libro di carta… beh, è tutta un’altra cosa.
Ciao, Remo.
commenti non utili, i miei. solo carezze da darti e la buona invidia per la tua capacità di ricordare o immaginare, è quasi la stessa operazione. mi hai fatto ricordare quando a tredici anni andavo alla spiaggia portandomi il vocabolario di tedesco….un librone e pesante. ma tutti studiavano inglese ed a me non piaceva. pensavo di apparire significativa, non ero allora ancora bellina. grazie.