Il cane, i libri, le bollette e le albicocche

Porto a spasso il cane, così fumo mezzo toscano dopo il terzo caffè di giornata, sta invecchiando il cane (si chiama Blu), a novembre compie nove anni, lo presi in canile, lo scelsi perché aveva un occhio azzurro e un occhio marrone, non abbaiava mai, bene, ora abbaia in continuazione, ha paura del mondo, sta invecchiando ed è geloso del gatto, che è arrivato da un anno e un mese e che è rosso, rosso mal pelo, dispettosissimo quando arrivò, di notte faceva volare i libri della libreria, oppure scardinava quadri dai ganci, ora invece si è calmato, passa la sua giornata a guardare fuori, vorrebbe uscire, in giardino ci sono i merli…

Porto a spasso il cane e penso che devo tornare a casa a scrivere uno o meglio due pezzi di sport, penso anche che vorrei andare in libreria, l’ultima volta che ci sono andato ero indeciso, questo, oppure questo, oppure quest’altro oppure tutti e tre? Facciamo tutti e tre, poi, mentre andavo alla cassa ho pensato a due cose due: uno, ai tanti libri comperati e non ancora letti, due, alla bolletta gas, luce e acqua che è peggio di un brutto libro, perché sta qui, vicino a me e mi guarda: anno scorso, prime 3 bollette ho pagato 2; quest’anni prime 2 bollette, ho pagato 2. Da 2 diviso 3 a 2 diviso 2: che botta.
Insomma: i 55 euro che avrei speso in libri son rimasti sul portafoglio, destinazione fondo-bollette.

Cè un altro motivo perché compro pochi libri nella mia città.

Anni fa c’era una libraia che, quando uscivano, leggeva i miei libri e poi li esponeva in vetrina. Ora ho un estimatore librario, ma sta a un’ora di macchina da me, ma non dove vivo (Vercelli) ma ad Alessandria, ed è un casino per me: a me piace andare in libreria quando capita, passarci del tempo, leggere degli estratti, l’incipit? Non è poi così importante…

Ah lo volevo dire, lei dunque un uomo pacifico è? Ha perduto il treno?

Inizia così – e lo ricorderò sempre perché l’ho amato e recitato – L’uomo dal fiore in bocca di Pirandello. Ma se ci ripenso, mica penso all’incipit: penso alle albicocche.

Ma ci sono, di questi giorni, certe buone albicocche: come le mangia lei? Con tutta la buccia, è vero? Si spaccano a metà, si premono con due dita come due labbra succhiose… Ah che delizia.