Se mia vita è prezzo
di non venale acquisto,
accettala quale pallido
raggio rarefatto
della tua luce gratuita
dolce figlio di Maria
e fammi degno
di sedere a mensa
dei santi martiri
di questa terra
che ha nome
Resistenza
(don Luisito Bianchi)
Ieri, domenica, se non fosse che in questi giorni sto “rincorrendo parole” (ho scritto nel bel-blog di donna Laura, ché le parole van rincorse, corteggiate) sarei andato a Cremona.
Dove, per Cremonapoesia, si è svolto uno spettacolo sulla gratuità (o resistenza alla tentazione del baratto).
Simon Mago è un’opera poetica di don Luisito Bianchi.
Qui, sul blog Orasesta, potete vedere qualche immagine e sorattutto avere altre utili informazioni.
La resistenza al baratto…
Avete letto – e qui passo di palo in frasca – di quei due giovani (La Stampa, Liberazione in prima pagina) che non possono sposarsi in chiesa? Il vescovo di Viterbo si è infatti opposto, dal momento che l’uomo, essendo paraplegico, non sarebbe in grado di procreare.
E’ straordinariamente innovativa la chiesa di questi tempi.
(Sì lo so che sbaglio: secondo il diritto canonico – ha ricordato Liberazione – il matrimonio ha finalità copulative).
Allora, due giorni fa ho proposto la simulazione se io fossi nato rom…
M’ha detto che ho sbagliato, qualcuno.
Persevero.
Mi immagino d’essere io nei panni di chi, dopo aver avuto un incidente, dopo mesi e mesi e mesi di riabilitazione pensa che forse non è più il caso di sposarsi, come aveva programmato prima dell’incidente, e lo dice alla fidanzata.
La quale, però, perseverante pure lei, invece, insiste, e gli dice, al fidanzato, che i modi per fare l’amore son diversi, e che poi magari col tempo chissà, metti i progressi della medicina, in fondo in fondo trent’anni fa si moriva ancora per un’ulcera.
Ecco, io mi immagino, anzi non so immaginare lo stato d’animo di quel ragazzo a cui la chiesa ha detto, questo matrimonio non s’ha da fare perché ti mancano le facoltà copulative.