prima regola

Sono venuto qui quattro volte, almeno, da ieri notte a ora.
Scritto e cancellato.
Al giornale lo dico sempre: si fa più bella figura, a volte, anzi spesso, a non scrivere nulla.
Fu la prima indicazione che diedi quando fui nominato direttore; dissi: per far bene un giornale la prima cosa che bisogna fare è segare via articoli inutili; tagliare dove si legge di ringraziamenti a questo o quello; tagliare gli articoli che contengono interminabili elenchi di personalità presenti all’avvenimento; oppure le formule idiote, come la presentazione ufficiale (e quella del martesciallo?) si è svolta presso… (il presso è gettonatissimo nel giornalismo, quasi come Se n’è andato in punta di piedi…), e le foto brutte, specie quelle di posa (così la volta che pubblicai la foto di un sindaco che si gustava un leccalecca, lui si arrabbiò. I sindaci, si sa, non mangiano mai i ciupa ciupa, mai).
Del resto me l’avevano insegnato. A Fiuggi, nella settimana di full imersione prima dell’esame per diventare professionisti, sentii Gilberto Evangelisti (quello di Tutto il calcio minuto per minuto) che, quando finiì di correggere un articolo, guardò l’aspirante giornalista e gli disse: prima regola del giornalismo, se devi dì le cazzate non le dì.
(m’è rimasta impressa, ma non sempre è facile).

Una delle rubriche più carine di Cuore era E chissenefrega.
Però. Mica è facile scrivere sempre Questo sì che importa.

Tre segnalazioni, ora.
Una serie di omaggi di Amalteo all’attore Carlo Rivolta, che è morto pochi giorni fa. L’ultimo che Amalteo ha postato (e che io non ho avuto il tempo di sentire) mi pare quanto mai interessante: Carlo Rivalta legge Quer pasticciaccio di Gadda.

E poi: è nato Blogtime. (Auguri Titty)

Oggi per caso ho visto il mio vecchio blog. I commenti, lì, sono in moderazione. Ne ho sbloccati due (di Porcasi Gaetano e di Triana) Ora sono in coda a un post sul sud e a uno a cui tengo in modo particolare.

E buone cose