Tutte le sere il giovane pescatore prendeva il mare e gettava le reti nell’acqua.
Quando il vento spirava da terra non pescava nulla, o ben poco, ché quello era un vento acuto e veloce e grosse onde impedivano di avanzare. Ma quando il vento spirava verso la spiaggia, i pesci venivano su dal fondo e si gettavano fra le maglie delle sue reti, ed egli li portava al mercato e li vendeva.
Il pescatore e la sua anima, Oscar Wilde.
Nell’accingermi alla descrizione dei recenti e così strani avvenimenti accaduti nella nostra città, che nulla ha mai fatto distinguere finora, sono costretto, per la mia inesperienza, a cominciare un po’ da lontano, e precisamente da certi particolari biografici sul geniale e molto riverito Stepàn Trofìmovic Verchovenskij. Valgano questi particolari solo d’introduzione alla presenta cronaca; la storia, poi, che intendo narrare, verrà in seguito.
I demoni, di Fedor Dostoevskij.
Il procuratore Varga era impegnato nel processo Reis, che durava da circa un mese e si sarebbe trascinato per altri due, quando in una dolcissima sera di maggio, dopo le dieci e non oltre la mezzanotte secondo testimonianze e necroscopia, lo ammazzarono.
Il contesto, di Leonardo Sciascia.
Penso che questa storia della mia lunga lotta col padre, che un tempo ritenevo insolita per non dire unica, non sia in fondo tanto straordinaria se come sembra può venire comodamente sistemata dentro schemi e teorie psicologiche già esistenti, anzi in un certo senso potrebbe…
Il male oscuro, di Giuseppe Berto.
Sono, questi quattro libri, qualcosa di più di semplici libri, per me. Hanno il profumo di momenti precisi della mia vita, di momenti intensi, particolari.
L’incipit che preferisco è quello di Sciascia, il libro che ho letto e riletto, forse tre, forse quattro volte, è Il pescatore e la sua anima (una raccolta di racconti di Wilde). La prima volta lo lessi che avevo ancora i calzoni corti, me lo prestò un mio amico, insieme a un Salgari. Mi piacque, non solo: mi restò impresso (che i libri più belli sian quelli che restano impressi?). Era un prestito, lo restituii.
Una ventina d’anni dopo rividi Il pescatore e la sua anima (stampato da Bietti) in una bancarella, lo comprai e lo rilessi. Capii cose che vent’anni prima non avevo capito, ma per paura di non avere colto tutto anche stavolta feci quello che non ho mai fatto con nessun libro: lo rilessi subito, due volte di seguito, insomma, come si usa fare quando un libro lo si deve studiare o portare all’esame.
Ho quindi scelto i libri più che gli incipit.
Che poi: rileggendo alcuni vecchi libri che vorrei rileggere ho trovato degli incipit che mi “invogliavano zero” a ricopiarli. Brutti, insomma. Ma di libri “tantissimamente belli” (come L’inverno del nostro scontento di Steinbeck).
L’incipit insomma non fa primavera.
Per capire se un libro ci piacerà occorre aprirlo in mezzo, fargli il tassello come le angurie.
E’ verissimo, i libri che ci hanno segnato si rileggono ed ogni volta ci lasciano diversi.
Anche io ho provato a rileggere “I demoni”… ma mi serve un periodo più lucido per farlo.
Amo Wilde e Sciascia, devo leggere Berto e Steinbeck.
soprattutto Sciascia e Berto, due pietre miliari nella mia vita di lettrice.
La favola di Wilde la scoprii tempo fa in rete, la trovai deliziosamente simbolica.
I demoni, sappiamo bene quale calibro di scrittura…