la gatta Lilli, e i pantaloni taglia 54: la mia vigilia di Natale, cioè

Vigilia di Natale, il primo giorno con attimi di quiete, insomma.
Perché sebbene io mi conceda della pause, quando posso scappo, specie dove non mi conosce nessuno (Genova è la tappa preferita), vivo, sostanzialmente, con la sensazione del ritardo: ho, tanto in casa quanto in redazione, cose vecchie, ammucchiate, da fare. Mail comprese.
Magari succede ad altri, non so.
Ma da qualche anno io mi sento libero del mio tempo solo di notte; di notte, che io scriva, legga o cazzeggi o faccia il solito solitario con le carte, vivo senza pensare all’orologio o al tempo. E penso di riuscirci. Di giorno no, o corro, oppure accumulo.
Ecco, quest’anno la viglia di natale mi son preso una pausa, di due ore,al mattino.
Ho camminato per due ore senza meta, senza pensare a nulla, avrei potuto, se volevo, farle diventare tre o quattro quelle ore: tanto le cose accumulate da fare non scappano.
E mi son ritrovato a fumare il toscano camminando mentre nevicava e, come fumatore, dico che è una cosa fantastica fumare il toscano insieme all’aria gelida: si combinano bene.

Del tutto casualmente, la vigilia di natale camminando, mi son ritrovato dietro a una vecchia casa, dove ho vissuto.
C’ero passato altre volte, ma stavolta c’era qualcosa di diverso. Una grande albero, che impediva la vista del balcone dove a volte nelle notti d’estate mi addormentavo, stavolta, quel grande albero non c’è più.
E’ rimasto un tronco, lo scheletro di quel che era.
Rivedo quel balcone, ora, e bene.
Era un via vai di gatti, il tronco di quell’albero; non della mia gatta, Lilli, che li guardava da quel balcone, al terzo piano.
Una volta cadde, andai a recuperarla; benché avesse battuto il naso se la cavò.
La seconda volta che cadde la trovai, insanguinata, proprio sotto quell’albero.
La raccolsi, non dava segni di vita.
Ebbi un moto di rabbia, credendola morta.
Bestemmiai e poi, appunto con rabbia, la scaraventai per terra, con tutta la forza e la rabbia che avevo in corpo.
Era morta, da seppellire, colpa di quegli stupidi gatti randagi che lei probabilmente aveva voluto raggiungere.
Improvvisamente, era buio, sentiti un miagolio flebile flebile.
Era lei Lilli, era um miagolio di rimprovero.
Non sono morta, mi diceva.
Avrà avuto dieci anni, nonostante le cadute – e me – ha vissuto fino a ventun’anni, Lilli.

Pomeriggio della vigilia di Natale, mi prendo altre due ore.
E faccio quello che non dovrei fare: vado in un grande magazzino di vestiario.
Sono anni che quando vado in un grande magazzino di vestiario mentalmente bestemmio: la taglia 52 ormai è un ricordo, ora che mi sta stretta pure la 54 (ma non cedo, guai a passare alla 56) mi girano profondamente i corbelli.
Allora, son lì, in questo magazzino… criminale.
La cose belle, che mi piacciono, costano un occhio della testa, via, bocciate; quelle che costano o poco o così così mi piacciono poco.
Comunque. I giacconi belli della Marlboro da 350 euro non li provo nemmeno, 350 euro sono una bestemmia.
Trovo però dei pantaloni di velluto,  taglia 54, un bel grigio, un bel verde. E mi metto in coda per provarli. I camerini son tutti occupati, c’è la coda.
Aspetto.
Dal camerino che ho individuato esce un ragazzo, ha provato un maglione, gli sta bene, dev’essere un taglia 48, massimo 50 beato lui, e in effetti gli sta bene, anche la sua ragazza, che è fuori, vicino a me, fa ampi cenni d’assenso, essì che ti sta bene, e son contenti tutti e due cavolo, e quindi muovetevi penso, chemminchia avete da guardarvi.
Ma con che pantaloni lo posso mettere?, dice lui, So mica se sta bene con quelli grigi.
Lei, improvvisamente, si rabbuia in volto, Non ci avevo pensato, dice.
Un dramma, insomma.
Si mettono a confabulare, piano, e io son sempre lì con i due pantaloni taglia 54 di velluto da 50 euro l’uno e da 65 l’altro, e non so mica dire se mi entreranno, cavolo, e intanto passa anche il tempo e vedo che avrei fatto meglio a far la coda davanti a un altro camerino, poi Francesca mi dice, Perché non aspetti i saldi?, e io penso che ha torto, perché quando ci saranno i saldi io non avrò mica tempo, a gennaio mica c’è una vigilia di natale tutta per me, però penso anche che ha ragione, ché devo tornare, no, che devo andare in un altro posto, perché la ragazza dice – giuro, dice proprio così – dice, a lui che sta provando un maglione nero con maniche e colletto grigio, dice, anzi no, domanda, preoccupata: I calzini grigi sei proprio sicuro di averli?
E le mutande, penso?, mentre poso i due pantaloni, taglia 54, uno grigio e uno verde da 50 e 65 euro, i più economici, insomma.
Che poi: metti che io non abbia i calzini che facciano pendant

6 pensieri su “la gatta Lilli, e i pantaloni taglia 54: la mia vigilia di Natale, cioè

  1. E se poi nei saldi non li trovi più, perché qualcuno è andato a comprarli già con i calzini in mano per non sbagliare? Nei saldi la fila davanti ai camerini di prova sarà più lunga…:-)
    Tutto molto gustoso. Formidabile la Lilli. Anche il mio gatto siamese, il primo, Mi, cadde ben due volte dal tetto della casa a due piani dove stavo. Si spaccò i canini. Alla fine della fiera, sembrava un erbivoro. Vivo…:-)

  2. Francesca ha ragione, secondo me.

    buon anno Remo (non c’entra ma lo scrivo qua): hai ragione, il 2009 è stato abbastanza schifoso. Però ho scoperto questo blog e insomma, tra le tante cose brutte una bella c’è.

  3. la parte finale di questo post è molto gustosa. osservare la gente nei negozi è il migliore film in circolazione per natale. altro che cine-panettone :-)

    certo che Lilli era proprio robusta eh! per fortuna…

    quindi, il giorno di Natale sei uscito in mutande. spero almeno che i calzini fossero intonati :-)

    [e oggi è il 27. una gran fortuna]
    buona domenica remo

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