L’ho trovata qualche ora fa. Conservata tra le vecchie foto di mia madre.
Gliel’ho lasciata: questa è una foto di una foto (l’ho fatta con l’iPhone).
E’ più larga, più bella, si vede la penna col pennino e il calamaio. Era il 1962 o 63, credo.
Dall’espressione si direbbe che io ero un bravo scolaretto. Macché. Odiavo il maestro, anche perché parlava quasi sempre in dialetto vercellese, che io non capivo.
E la penna (che non si vede) da intingere sul calamaio: mica è la mia. La mia era proletaria, brutta, poi io rompevo sempre i pennini e mi sporcavo sempre di inchiostro. No, la penna era del primo della classe.
Erano bei tempi, quelli. Ci facevano fare le foto sorridenti e ci prendevano a calci in culo.
Oddio, noi figli di operai (ex contadini del centro del Veneto e soprattutto del sud) eravamo piuttosto vivaci.
Io per esempio a 7 anni, un anno dopo la foto da santarellino, scappai di casa, mi cercarono per ore, poi tornai la sera tardi, che era buio, ma questa l’ho già raccontata.
Devo scrivere un racconto: sulla paura.
Ecco, allora avevo il terrore di scuola-maestro-mamma.
SALUTI, VOLEVO FARVI CONOSCERE IL MIO SITO. SUI PENNINI LA SCRITTURA E CALAMAI, GRAZIE DELLE VISITE E COMPLIMENNI.
Anch’io ho una foto simile. La devo ripescare.
L’hai scritto il racconto sulla paura?