Poeta, cantante, musicista. Insegnante al conservatorio.
Tanti che conoscono Susanna Parigi, tanti che l’hanno ascoltata ed applaudita nei suoi concerti si domandano: perché non ha il successo che merita?
La domanda io ho fatto che porla a lei, direttamente. In una mail.
Mi ha risposto:” Non ho le grosse platee. Ho le platee di un jazzista o di un musicista classico e va benissimo. Faccio quello in cui credo”.
Sul suo profilo facebook, il 17 agosto ha scritto: E ringrazio il mio diploma in pianoforte che mi ha permesso negli anni di avere un bellissimo lavoro nei conservatori a fianco della mia carriera da solista. Mi ha permesso di non essere ostaggio totale dei meccanismi della televisione, delle case discografiche (ormai residuali), delle radio e di tutto l’apparato circense che gira intorno alla musica. Senza alcuno snobismo credo che dipendere totalmente da questo è come svendere la sacralità della vita a un illusionista esperto in vestiti di pillettes. E’ vero che il danaro dà la possibilità di essere liberi, ma è anche vero che spesso tale libertà non è reale ma vincolata a compromessi pesanti. Credo negli anni di aver difeso e curato come meglio potevo questa possibilità: di poter dire, fare e scrivere quello in cui davvero credo.
E infine. Come l’ho conosciuta? Grazie a internet. Tutto inizia quando ascolto una sua interpretazione (su youtube) di una delle canzoni che più amo: La canzone dei vecchi amanti di Jacques Brel.
Tutto ciò che afferma Susanna Parigi è vero. Nel mondo della televisione, delle radio, delle case discografiche e di tutto l’apparato che ruota loro intorno contano particolari fattori che non sempre hanno a che vedere con l’effettiva bravura. Contano l’aspetto fisico e il modo di stare in scena, soprattutto per una donna, conta il fatto di non assomigliare a nessun altro, perchè ogni cantante deve essere unico per caratteristiche fisiche, modo di esprimersi e vocalità, contano le conoscenze, perchè un cantante non sarà mai conosciuto se non sarà pubblicizzato e non avrà i contatti giusti cui appoggiarsi e, spesso, conta anche quanto si è disposti a scendere a compromessi.
Fare ciò in cui si crede, camminare a testa alta, riuscire a sopravvivere economicamente, anche se non si diventerà ricchi, sono comunque obiettivi non da poco.
fare ciò in cui si crede e procacciare il necessario per far vivere dignitosamente una famiglia è già tanto. Vale ancora di più se si comincia a crederci meno (o non crederci proprio più) dopo averlo fatto a lungo.