Virgolette

I puntini sospensivi spesso rivelano scritture poco attente alla lettura di autori e libri che – basta leggerli – insegnano a scrivere.
Basta leggere con attenzione, quasi al rallentatore.
Ricordo un radioascoltatore che, durante le trasmissioni di “Dentro la sera” (son corsi di scrittura) domandò a Pontiggia: Può servire copiare pagine o estratti di pagine di bravi autori?
Pontiggia rispose che sì, poteva servire.
I punti sospensivi, dicevo.
Vanno usati quando servono.
E le virgolette dei discorsi diretti?
Marco disse: «Giulia, oggi non mi sento di uscire».
E se, invece, leggessimo?: Marco disse: Giulia, oggi non mi sento di uscire.
Sto scrivendo questo perché sto leggendo un libro di una brava (a mio avviso) scrittrice italiana, Giorgia Tribuiani, che nel suo libri “Padri” (Fazi) non fa uso di virgolette.
Non è l’unica, certo. Non mancano esempi illustri, Saramago, McCarthy.
Ho scritto due libri, io, senza l’uso di virgolette caporali nei discorsi diretti: Lo scommettitore (Fernandel, editing di Giorgio Pozzi) e Bastardo Posto (Perdisa, editing di Luigi Bernardi).
Poi… sono stato tentato, ma so che, spesso, editor ed editori preferiscono percorrere binari percosrsi da altri, chissà perché.

Pagina 41, “Padri” di Giorgia Tribuiani
Mooolto meglio, commentò Gaia ritrovando il sorriso. Lui guardò il figlio. E la scuola? Voi padri, disse lei, non smettete mai di chiederlo, è così?

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