Vediamo un po’ di riprendere…

Mai stato così assenteista dal blog, ma non perché sovraccarico di impegni: che di impegni son sempre sovraccarico e se non ne ho me ne vado a cercare.
Perché – sinceramente – non so più cosa scrivere.
Che io adesso vada in giro per l’Italia (stasera Alessandria, poi Roma, Livorno, Torino; poi a gennaio Martina Franca, a febbraio Sermide e ancora Torino) non è cosa interessante.
E’ pubblicità, è autopromozione.
Che nessuno parli del mio libro, invece, è A) un dato di fatto, B) un piagnisteo che preferisco evitare ed evitarmi.
Dei miei casini lavorativi, di come dirigo il giornale, dei problemi quotidiani che incontro, delle nuove tecnologie con cui la carta stampata deve e dovrà confrontarsi (l’altro giorno ho capito per la prima volta cosa è un iPad), delle querele che prendo, del fatto che spesso io pensi di cambiare mestiere, alla fine fin che interesse può avere per chi legge?
E di quel che penso io dell’editoria…. eccetera.
Magari son cose queste che a qualcuno potrebbero interessare: ma io ne dubito, che alla fin fine son sempre le solite cose che io tiro fuori dal mio cappello un po’ sgualcito.

Due cose però le racconto.
Ho presentato Bastardo posto a Vercelli, c’eran cento persone circa (per forza, giocavo in casa).
Mi è stato domandato: Ma perché hai usato un tema che oggi è tanto abusato come quello dei preti pedofili?
Pressappoco ho risposto così: Oggi ne parlano tutti, quando però io ho scritto Bastardo posto l’argomento era trattato poco o niente. Mi fu anche detto da gente del mestiere (una agente) che l’argomento non era poi così gradito alle case editrici. Se il mio libro fosse uscito – come era stato programmato e definito dal contratto – per il salone del libro del 2009 sarebbe stato uno dei primi (credo) a trattare l’argomento “pedofilia pretesca”. Che comunque: non è l’argomento principale del libro.
Poi.
Tra i cento che c’erano c’era anche il mio vecchio, defilato, in fondo. Non era mai successo che mio padre venisse a una mia presentazione. Chissà che avrà pensato sentendomi parlare, per esempio, del fatto che io mi sento in debito verso la tradizione contadino, ché son cresciuto, io, a pane olio (d’oliva buono)  e racconti, di mio padre e di mia madre, racconti che loro che avevano appreso davanti al camino, in un podere.

Infine.
Ho ricevuto una mail molto schietta, di una partecipante a un mio corso di scrittura che ho tenuto a Bologna, mesi fa.
Due giorni.
La ragazza (credo) mi dice: il primo giorno non mi sei piaciuto per niente, avevo quasi voglia di andare via, grazie invece per i consgli editoriali che ci hai dato il giorno successivo.
Ho ringraziato, ma attendo maggiori delucidazioni, così magari la prossima volta lo faccio meglio un corso se lo rifaccio.
E buona giornata a tutti

PS Oggi alle 18 presento Bastardo Posto alla libreria Mondadori di Alessandria

13 pensieri su “Vediamo un po’ di riprendere…

  1. Remo, a me penso interesserebbe di quello che pensi dell’editoria, e del tuo modo di dirigere un giornale, e delle nuove tecnologie che stanno cambiando la forma del nostro mestiere (e qualcuno dice anche la sua natura).
    Ma va be’, se io fossi il tuo solo lettore sfonderesti una porta aperta. Di giornalismo c’è la tendenza a parlare per criticare, senza nemmeno voler vedere i valori (santiddio, i valori) che gli stanno dietro e lo rendono… necessario? sì, necessario.

  2. Ciao Remo, non importa quello che scrivi, ti ho conosciuto qui e sono stato tuo ospite e questo mia ha dato tanto, quindi mi piace ripassare e leggere quello che ci vuoi comunicare e il fatto che in fondo alla sala ci fosse tuo padre non sai quanto mi fa stare bene. Incontrare il proprio sguardo con quello di un genitore….negli anni ti scalda il cuore.
    Sei fortunato Remo e fortunato è anche tuo padre perché ancora vi potete guardare e abbracciare.

  3. Il libro è molto bello, Remo.
    C’è vita, arte e artigianato.
    Che non è una brutta parola, ma significa una storia che ha la pazienza di scalpellarsi nella roccia.
    L’ultima pagina è una stilettata, però: io non avrei avuto cuore di finirla così.
    Ma, in effetti, non è mica una storia mia.

  4. Sono davvero contento che ci sia stato tuo papà!
    E se, oggi, fossi stato a Montemagno dissicuro sarei venuto ad Alessandria!
    Vabbè, sarà per la prossima, a Torino!
    auguri

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