Credo che il miglior modo per rendere omaggio alla resistenza sia raccontarla. Nel bene ma anche nel male.
Le belle pagine, e le pagine della vergogna.
E le pagine che, io spero, debbono ancora essere scritte: sulle bande partigiane degli anarchici e dei trotzkisti, pr esempio. I rimossi dalla sinistra stalinista, insomma.
Mi piace rileggere Fenoglio, il suo raccontare la resistenza, senza retoriche.
Mi piace leggere la storia dei fratelli Cervi, I miei sette figli, di Alcide Cervi (glieli ammazzarono tutti e lui lo seppe solo dopo): era il libro che lesse mia madre prima di partorire me. Me l’ha appena regalato un vecchio partigiano, mancava alla mia libreria.
Mi piace riparlare di un libro, ora, senza link o citazioni, a memoria: L’ausiliaria e il partigiano di Massimo Novelli, edizioni Spoon River.
Una storia vergognosa per la lotta di Liberazione. Una ragazzina, una liceale, che, quando Torino ormai era liberata, fu rinchiusa, violentata, poi uccisa.
Mi piace ricordare che questa ricostruzione l’ha fatta uno scrittore, figlio di un partigiano.
Non solo, scrivendo(ne) Novelli pensa a suo padre, studente del Liceo D’Azeglio di Torino, e a Marilena Grill, studentessa pure lei, lì, stessa scuola.
Il padre di Novelli, partigiano a sedici anni.
Marilena Grill, ausiliaria che credeva nella Patria e nel duce, morta ammazzata a sedici anni.
Ma non fu uccisa da un’idea deviata o folle, Maddalena.
Fu uccisa dal branco.
La vera resistenza, sempre e dovunque, è star lontani o, se si riesce, opporsi al branco e ai capobranco, urlatori.
Prima che Maddalena fosse uccisa un uomo, un partigiano, cercò di ribellarsi al branco, di dire (m’immagino) ma siete pazzi, questa è una bambina?
Rischiò di morire pure lui, insieme a lei.
Gli eroi veri della resistenza.
Scusate.
Ci sono pagine belle, in rete, sui blog, oggi, sul 25 aprile.
Pagine che mi fan venire voglia di Sermide: ciao Zena.

(ciao Remo. Ti si aspetta)
Ciao remuccio, quanto tempo che non commento nulla, colpa dell’ultimo romanzo che sto scrivendo e… di tutto il resto del casino che mi circonda. resistenza eh? Spero che gli insegnanti resisteranno a scegliere libri in cui la storia sia ancora raccontata per come è avvenuta. Temo temo… siamo lontani dal rassicurante ‘scripta manent’. Baci.
Oggi è una bella giornata per me:
1.Stamattina abbiamo festeggiato il mio amico Fiorenzo,( il partigiano Sten entrato nelle bande part. nel ’44 all’età di 17 anni) di anni 80, portati in modo favoloso, che ha inaugurato una sua mostra personale di pittura, bellissima ed abbiamo visto pure un coinvolgente storia registrata sulle sue vicende in quegli anni.
2.Poco fa girando per i campi, in una valetta sperduta, ho trovato un gabbione tra un pioppeto ove un qualche incosciente contadino aveva recluso due cornacchie.
Ho aperto quello sportellaccio e via!!
Viva la Liberazione!!!
Mario
Proprio così: la storia va raccontata, nel bene e nel male, da ambedue le parti, dalla parte dei vinti e dalla parte dei vincitori e poi, inoltre, anche, dalla parte di coloro che ricordano la fame sia sotto il fascismo che sotto la democrazia, e poi ancora, anche, dalla parte di coloro che non capivano un bel niente di ciò che succedeva. Famiglie distrutte, metà dalla guerra fascista e metà dalla guerra patriottica.
E noi stiamo a guardare.
Rino.
Non è molto che sento parlare anche degli aspetti bui della Resistenza.
E che ne sento parlare con coraggio, anche, di chi sa che non saranno questi aspetti bui a sminuirne importanza e conseguenze.
La prima volta che ho sentito qualcuno parlarne chiaro è forte è stato con Davide Pinardi, che ha scritto, qualche anno fa “Il partigiano e l’aviatore”, senza troppi timori di incrinare un mito, e di raccontare la Resistenza anche nel male.
E qualche settimana fa con la storia di Pietro tresso, di Stefano Tassinari.
E ho scoperto che se ne può parlare con serenità e tranquillità, nel bene e nel male, anche a scuola.
Perché, comunque, nullami toglie dalla testa che, se son qui a poterne parlare, è perchè qualcuno l’ha fatta, la Resistenza.
ho finito ora ”il quaderno delle voci rubate”.
non riesco a dire quello che vorrei.
è un libro bellissimo, e me lo porterò dentro per un bel po’.
grazie.
Se ne potrebbero citare a migliaia di storie, come ho fatto per esempio io oggi nel blog. Pur lontani ormai da quegli eventi noi italiani non siamo ancora riusciti a riappacificarci, abbiamo delle grosse responsabilità.
Comunisti e fascisti, nord e sud, quando avranno fine queste lotte?
Che cosa serve davvero per avere un paese più civile e meno diviso?
Non ho risposte, solo maggiori dubbi. Ahimè.
Buon 25 aprile.
grazie gea
dici ”La vera resistenza, sempre e dovunque, è star lontani o, se si riesce, opporsi al branco e ai capobranco, urlatori.”
dio quant’è vero, remo.
perchè tutto, tutto è relativo. ma ci sono, dannazione, cose sbagliate in assoluto, e a prescindere da chi le fa.
resistere, sempre. anche se è difficile o rischioso.
perchè bisogna potersi guardare nello specchio, al mattino. e guardare negli occhi i propri figli.