perché la scrittura nasconde

Perché la scrittura nasconde, almeno un po’: non sai mai cosa c’è di vero o cosa c’è di falso nella scrittura. Ti ci puoi nascondere dietro, se vuoi. O, forse, il punto è proprio questo: che è impossibile scrivere la verità. Me lo sono chiesta tante volte, e mai sono arrivata a una risposta.
A proposito di quegli inediti che dicevo (scrittori che sono scrittori a tutti gli effetti ma che per luogo comune non si possono definire tali fintanto che i loro fogli dattiloscritti non vengono raggruppati in sedicesimi in un oggetto chiamato libro), a proposto di questi, mi piace scoprire che ci sono un mucchio di cose da imparare anche da chi non è (o non lo è ancora) scrittore.

Alessandra Buschi, Il libro che mi è rimasto in mente, Fernandel.
E’ un romanzo, dove l’autrice parla di sé: del suo essere editor e donna.

Ogni tanto viene a leggere questo blog. Alessandra; di lei ho detto spesso nel primo blog, Appunti. Ha poco tempo per la rete, lei. Ogni tanto qualche suo racconto compare su Tina, la rivistina di Matteo.B. Bianchi.

E poi.
10mila contatti in 22 (quasi 23) giorni: grazie. E scusate se io giro poco per la rete, ma sono a corto di tempo ultimamente.

Buone cose

di sé e dei libri

E’ giusto che uno scrittore racconti di sé e dei suoi affetti, magari allontanati?
Secondo Donna Laura no.
E io, nel blog di Donna Laura ho scritto che non avrei raccontato e che sono d’accordo con lei.
Ieri però l’ho visto in libreria e ho comperato Prima di sparire, di Mauro Covacich, Einaudi, 16 euro.
In quarta di copertina ho letto:
Sparire dalla vita di un’altra persona significa tradire soprattutto se stessi: alla fine, anche se sei innocente, scopri di aver fatto comunque del male a un sacco di gente.
Questo sì, lo condivido.
Ma non mi racconterei mai, io.
Certo dei brandelli, sì, sono inevitabili i brandelli del sé.
Come Salgari: era lui Yanez, l’uomo delle cento sigarette al giorno.
Comunque leggerò il libro e vedrò se riuscirò a leggerlo o se invece mi dovrò interrompere a pagina 50.

Però son strani i libri, come noi.
Ho provato a rileggere libri che a vent’anni mi piacevano.
Come Papillon, di Henry Charrieère. Mi sono interrotto.
Non ha più lo stesso “sapore”.
Se la vita ti sorride e leggi un libro triste solitamente lo rifiuti.
Se vai di corsa e leggi un libro in fretta magari non lo capisci.
Se, son tanti i se.
Buon lunedì

Se Mondadori ristampasse L’obelisco nero di Remarque penso farebbe cosa gradita a tanti lettori. Ogni tanto qualcuno mi scrive e mi chiede se ce l’ho. Ce l’ho, fotocopiato. L’unico libro fotocopiato della mia libreria. L’avevo, l’ho perso, lo ho voluto riavere. Mi piaceva quando avevo vent’anni, mi è ripiaciuto l’anno scorso.