Quando scrivo un libro o mi appresto a farlo nella mia mente scatta qualcosa: so che userò una scrittura particolare, da libro.
Succede la stessa cosa quando scrivo un articolo sul mio giornale: la tecnica giornalistica è cosa diversa dalla narrazione, ha regole precise (che hanno origine da quando i giornali venivano composti con il piombo).
E quando scrivo un post so di non avere regola alcuna: scrivo di fretta, scrivo quel che mi pare, scrivo da… post.
Ieri mi son detto, stavo lavorando e dovevo scrivere un articolo: ora scrivo questo articolo, ma lo scrivo come se fosse un post.
Eccolo.
Martedì 8 dicembre. Sono impegnato, dal mattino e fine alle 17, con i premi di Bontà. Poi vado a Trino, nella tenda allestita dai lavoratori del call center Phonemedia. Poi torno a casa, a Vercelli. Mangio, porto a spasso il cane, poi esco ancora: maledetto vizio del fumo, ho finito i sigari. Faccio due passi, incontro una persona che non vedevo da anni. Una donna, un po’ più giovane di me. Lei sa cosa faccio io, io di lei so poco. Parliamo. Le dico della mia giornata. Le racconto, le dico che per un’ora sono stato con i dipendenti di Phonemedia, gente che non riceve soldi da due mesi, gente giovane, tra i venti e trenta, ma anche tra i quaranta e cinquanta, donne soprattutto, molte di loro sole, con un figlio, un mutuo, le bollette da pagare e, stringi stringi, persone che non sanno dove andare a sbattare la testa, perché il futuro non fa presagire nulla di buono, perché in questi giorni devono pensare a vivere e sopravvivere, e non sanno come.
Ho perso il lavoro anche io, mi dice questa persona e, mentre lo dice, tira fuori dal portafogli 10 euro, “ma sto meglio di loro”, precisa, porgendomi quei soldi.
Mi ha letto nel pensiero questa donna: volevo, da mercoledì 9 dicembre, iniziare una raccolta di fondi per i lavoratori di Trino, comininciado a chiederli questi soldi al personale che lavora con me. Così ho fatto.
Mercoledì 9 dicembre. Entro in redazione, al giornale. Le prime persone che incontro sono la segretaria e due dipendenti della grafica. Dico (e lo dirò poi ai miei giornalisti) che a Trino ci sono già due iniziative. Un conto corrente del Comune di Trino, che poi distribuirà quanto incassato tra i lavoratori, in parti uguali, e una cassa lì, alla tenda, dove ho scoperto (prima non lo sapevo) che un numero elevato di lavorati sono di Vercelli città (gli altri sono di Trino, Santhià, Crescentino).
Non inizia, oggi, una colletta autonoma della Sesia. Oggi noi cominciamo a raccogliere dei soldi, chi può dare 10 euro li dia, chi un euro va bene lo stesso, tanta gente, purtroppo, non potrà dare niente.
I soldi che raccoglieremo li gireremo, poi, in parti uguali al conto corrente del comune di Trino e alla cassa dei lavoratori. Una cassa che serve loro per la benzina, fare la spesa. Trascorreranno questo mese in tenda, giorno e notte, aspetteranno il Natale, Capodanno e, soprattutto, qualche buona notizia per il loro futuro.
Noi possiamo fare molto poco per loro. Questa raccolta, lo spazio sul giornale.
Ringrazio la persona che ho incontrato martedì sera, sotto i portici di piazza Cavour. “Son messa male, ma loro stanno peggio”.
Finché si incontra gente così c’è speranza.
Un pensiero su “un articolo scritto strano”