Ero il direttore della testata storia di Vercelli (La Sesia) e scrivevo libri, anche. Un giorno sono al giornale. La segretaria mi dice che c’è un ragazzo che vuole parlarmi (non mi piacciono gli appuntamenti: quando potevo ricevo, se non potevo dicevo di tornare).
Ho tempo, lo ricevo.
Ha stampato sul volto il sorriso di una persona felice. Non dimenticherò mai quella sua espressione da… bambino. Certe espressioni ce le portiamo appresso finché morti non ci separi dal mondo.
Lui era felice.
– Pubblicherò un libro, mi dice.
– E dal momento che so che anche lei è uno scrittore, mi piacerebbe essere intervistato da lei quando il libro esce.
– Volentieri, ma…
Cominciai a fargli domande. Casa editrice, che non avevo mai sentito, Contratto. Candidamente mi dice che pagherà qualcosa «ma il mio professore mi ha detto che si pubblica se si è raccomandati oppure se si paga…».
Un docente universitario gli avevo detto questo.
– Fammi vedere il contratto, gli dissi.
Andò a casa, me lo portò. Solito contratto truffa. In cambio di tanti soldi, tot numero di copie che poi devi vendere tu.
Non aveva ancora pagato, lo convinsi a non farlo.
Giorni dopo sul suo profilo facebook lessi una frase, provo a riportare quel che mi ricordo:
– Mi hanno preso in giro, mi hanno fatto sognare.
Non l’ho più visto né sentito. Non ricordo nemmeno il suo nome.Mi avesse chiesto di leggere il manoscritto l’avrei fatto.
Non lo dimenticherò. Felice nell’annunciarmi che sarebbe diventato uno scrittore, sul punto di piangere quando gli avevo spiegato che l’avevano preso in giro.
che tristezza. Magari legge questo post e ti ricontatta… di solito la voglia di scrivere passa per un po’, con una delusione, ma resta dentro, e dopo qualche tempo riaffiora.