Quattro, cinque volte all’anno percorro i quasi 500 chilometri che separano la città in cui vivo da quando avevo due anni, Vercelli, al paese in cui sono nato, Cortona, cittadina etrusca al confine tra Toscana e Umbria.
Dopo aver percorso 332 chilometri vedo l’uscita autostrade Pian del voglio (provincia di Bologna).
Da Pian del Voglio a Cortona mancano ancora 163 chilometri, meno di 2 ore di auto se non ci sono code.
Io sono nato nel 1956, il mio vecchio nel 1927, mio nonno Giuseppe, mezzadro, nel 1880.
Altri tempi, altri modi di vivere.
Mio padre si ricorda che suo padre, mio nonno insomma, negli anni trenta del secolo scorso da Cortona, a volte, andava a Pian del Voglio per acquistare dei buoi.
Saliva su un mulo e impiegava 3 giorni per andare e 3 per tornare.
Sei giorni. Cortona-Pian del Voglio andata e ritorno. Lui sei giorni cavalcando un mulo, io quattro ore in auto.
Il tempo mi/ci appartiene.
Quante strade, quanti boschi, quante osterie, quanta gente avrà incontrato mio nonno Giuseppe in quei tre giorni di sola andata e negli altri tre del ritorno?
Perdeva del gran tempo, lui, viviamo nell’era delle velocità.
Giorni fa ho ascoltato un dibattito su facebook tra alcuni psicanalisti.
L’era in cui viviamo si sta impossessando del nostro tempo, ha detto uno di loro.
La musica, ha aggiunto, è fatta di tre momenti: suono, pausa, suono.
Ci stanno abituando a vivere senza la pausa, ha concluso.
(Senza musica, insomma…)
Vent’anni fa si sarebbero ritrovati a discutere in un luogo concordato e poi sarebbero andati a cena e poi avrebbero pernottato in albergo per poi ripartire, l’indomani.
Tanto tempo perso, già…
Il dibattito che ho seguito è questo. Lungo, ma da vedere. Spiega il nuovo mondo che ci attente. Senza musica. Di estremo interesse quello che ha detto lo psicanalista Emilio Mordini.