A Vercelli “forse” accadde (il “forse”è motivato dal fatto che non tutti sono d’accordo su come si svolsero i fatti) questo: nei giorni immediatamente successivi alla Liberazione, un gruppo di partigiani prelevò dal campo sportivo di Novara, dove si trovavano centinaia di fascisti, 75 persone, e le portarono a Vercelli, quindi le rinchiusero nel locale ospedale Psichiatrico e quindi, senza processo, le uccisero.
Le indagini furono affidare al giudice istruttore Gaspare Turco, che aveva la fissa per il paranormale. Per risolvere dunque il caso, si affidò a un tale che organizzò sedute spiritiche. Quando la notizia divenne di pubblico dominio, il Presidente del tribunale chiese a Turco di piantarla lì coi medium.
Nei giorni successivi però arrivò un rapporto della Questura. Stando al documento, una suora dell’Ospedale psichiatrico aveva assistito all’eccidio. Il giudice Turco la convocò immediatamente, per interrogarla. La suora però, tremante e impaurita, negò di aver assistito all’eccidio, e questo fece infuriare Turco, che decise di rinchiuderla in uno sgabuzzino, invitandola a rinfrescarsi la memoria.
Turco, poi, si assentò per sostituire un collega, dimenticandosi bellamente della suora.
Quando se ne rammentò, fu troppo tardi. Lui liberò la suora e il tribunale si liberò di lui.
(La vicenda è raccontata in un libro introvabile, Un gradino più su (storia di un giudice), di Giuseppe Rosco; sopra, c’è un estratto delle recensione che scrissi, a puntate, di Un gradino più su. Una recensione-racconto, o comunque spunto).
Aggiungo questo. Il libro Un gradino più su fu autoprodotto dal giudice, prima di morire. Andrebbe rivisto, certo, ma è un libro di grande interesse.