Uno, la grafica di questo nuovo blog non mi convince.
Sto riflettendo se cambiarla (ripeto: la grafica, non il blog).
Non è per una questione estetica; quando penso a un prodotto editoriale, sia cartaceo – dove ho occhio – sia on line – dove non ce l’ho – m’interrogo sulla leggibilità. E vedere gli accessi (tantissimi, 1500 negli ultimi tre giorni, pare sia più trafficato questo blog rispetto all’altro).
Due,
al salone del libro ci sarò domenica, dalle 11 fino alla fine.
al salone del libro, fuori e dentro, verrà distribuito un giornale, gratuito, Sottovoce. l’anima di questo giornale è Paolo Pedrazzi, che conoscerò, appunto domenica.
Nella 48 pagine della rivista ci sono articoli e racconti di Mozzi, Morozzi, Laura Pugno e altri autori.
C’è anche un mio racconto. Protagonista: una signora che si è rifatta il trucco…
Tre.
Sabato sera, invece, sarò a Borgolavezzaro; alle 18 presento La donna che parlava con i morti. E’ un’iniziativa collaterale alla fiera, leggo stamattina su adnkronos.
Quattro.
Ieri sera ho fatto il conto dei libri che sto leggendo (e rileggendo, Céline per esempio).
Nove ne sto leggendo nove, insieme. Una cosa folle. Devo tornare el vecchio metodo: Una per volta e basta.
Cinque.
Si parla molto in rete di due libri, Era mio padre di Franz Krauspenhaar, e Prima di sparire di Mauro Covacich.
Libri diversissimi, ma uniti dal fatto che l’autore mette se stesso nel libro. E altri.
Allora.
Tempo fa, una persona che frequenta questo blog mi mandò un racconto. Lo lessi in fretta, risposi che alcune cose mi convincevano e altre no, ma che – ed era vero – non avevao abbastanza testa e tempo per capire, giudicare, dire qualcosa di furbo insomma.
Tempo dopo, questa persona mi manda un altro racconto. Che non è un racconto nato un’immagine, un pensiero, un idea; è un racconto vero-vero, di passioni, pulsioni. Lacrime e ricordi.
Lo lessi senza fermarmi, mai. Quel racconto non verrà mai pubblicato, così com’è. La persona non vuole. Ci son di mezzo altri soggetti. Giustamente non può. Peccato, però.
E non credo che seguirà il mio consiglio: salva l’anima di quei personaggi, ho detto, ma cambia nomi, contesti, cronologia degli eventi.
Che i racconti più belli siano quelli che non possiamo raccontare?
Ne abbiamo tutti, credo, di racconti segreti.
son di corsa, per il lavoro.
buona giornata
Sei.
E grazie a Marta Baiocchi per questa intervista, fresca di giornata (su romacultura.it)