scrivere di pancia

In un commento Monia ha domandato:
ma perché, secondo voi si può scrivere degnamente di vita non vissuta in prima persona? I racconti migliori non possono essere che quelli della pancia, secondo me.
Della pancia, non dell’ombelico.

Allora.
Alcuni libri a caso. Papillon di Henry Charrière e Se questo è un uomo di Primo Levi.
Da lettore dico che non mi sono posto il problema quando li ho letti. Mi sono piaciuti e basta.
Oppure, mi viene in mente Carlotto: per me il suo miglior libro è IL fuggiasco, che è appunto autobiografico.
La scrittura di pancia (che io da anni chiami di viscere) è la più vera, certo: ha un impatto immediato, parla di noi.
Come scrittore, invece, io ho fatto scelte precise. Anche etiche. Se scrivo del mio vicino di casa perché io debbo avere voce e lui no?
Comunque.
A volte ricevo della mail. Delle belle mail. Mail di pancia. A volte la stessa persona che mi ha scritto una mail (di pancia, si qualcosa di vero) mi fa leggere anche un racconto. Che magari è scritto bene ma che a mio avviso è monco. Non trasmette nulla.
Credo insomma che la migliore scrittura sia quella di viscere.
Purché siano le proprie, però.
Buon sabato

Io stasera presento il mio libro a Borgolavezzaro.
Il mio amico Giorgio Bona, presenta il suo Chiedi alle nuovole chi sono (Besa editrice), fresco di stampa, al salone del libro: stasera alle 18, stand della regione Puglia, padiglione 2.