il male invisibile

Io credo che abbiamo bisogno di leggere libri o vedere film che ci prendano in giro.
Dove alla fine torna tutto e la verità emerge.
E il bene trionfa sul male.
Se non trionfa, comunque, le cose per lo meno si sanno.
La mafia, i generali birmani, Hitler, i pedofili, mille altri: il male insomma.
Ma c’è qualcosa di più sottile: il male invisibile.
Quello che colpisce senza manifestarsi.
Persone che spariscono, e di cui non si saprà più nulla.
Vittime.
Delle quali, a volte, si sa.
Ricordo un articolo sull’Unità. No, era una lettera. Una ragazza che ricordava suo padre che vomitava sangue, che pesava venti chili. Suo padre aveva lavorato a Porto Marghera. La ragazza raccontava che, quando prendeva il vaporetto, vedeva le sue compagne ridere e scherzare. Lei non ci riusciva.
Ma c’è di peggio: persone denigrate, infangate, perché magari hanno denunciato.
I calpestati.
E’ l’argomento che più mi sta a cuore, ultimamente, come un’ossessione.
Spero di poterne dire.
Spero anche che ci sia comunque uno spiraglio: per lottare.
Ma non sempre, non sempre.
E ho una sensazione, ripeto: una sensazione.
Che si preferisca rimuovere, non pensare che, in fondo fondo, c’è qualcosa che fa paura e sconfigge, con facilità.
Abbiamo bisogno di essere rassicurati: dai libri, dai film, ma anche dai politici e dagli intellettuali.

Del libro l’ausiliaria e il partigiano di Massimo Novelli, ho già scritto, nel vecchio blog.
In sintesi.
Una ausiliaria repubblichina, Maddalena Grill, di 16 anni, quando Torino ormai è già liberata, viene, insieme a un’altra ragazza, presa da alcuni partigiani. Sono i giorni della resa dei conti. A volte motivata.
Ma questi partigiani vanno oltre la resa dei conti. Son bestie, va a sapere perché. Violentano e poi uccidono, fucilandola, Marilena Grill.
Il branco fa di queste cose.
Ma ci fu un partigiano, uno solo, che si ribellò. Alberto Poldori, un comandante. Cercò di evitare, perlomeno, la fucilazione di due ragazze di sedici anni. Per poco non accopparono pure lui.
Massimo Novelli, poi, l’ha cercato a quest’uomo, cinquant’anni dopo, nella speranza di trovarlo ancora vivo, di farsi raccontare.
Si era suicidato, da tempo.

11 pensieri su “il male invisibile

  1. Il male c’è e va visto, denunciato,ma per contrappeso non bisogna dimenticare il bene che si vede a fianco, sopra e sotto. Troppo poco si parla del bene quando spesso la nostra giornata si svolge nel benessere dato da noi stessi, persone, cose e animali. Il male e il bene si affiancano ovunque e a volte si fondono l’uno nell’altro: mai dimenticarlo, mai. Diversamente si ha soltanto il gusto del tragico o del morboso, mentre la vita è sovente ridicola. Il ridicolo nasce da un illogico incontro, in una sintonia imperfetta d’un mondo mal fatto. D’un demiurgo che più ci mette pezze e più disastri fa. Per il genere umano, ad esempio, avrebbe bisogno di una Tata coi controfiocchi, ma di chi fidarsi? :-) Dove trovarla? Maria ha già dato. Guarda cos’han fatto suo figlio le altre creature!

  2. Sono molto d’accordo sul fatto che abbiamo bisogno di rassicurazioni e di capirci qualcosa anche in mezzo al caos più nero. Allora tutto ciò che è intrattenimento nato da penna (libri, film, telefilm..) devo in parte assolvere a questa necessità. Ieri pomeriggio, poco prima di cena sono capitata sul finale di un film di Oliver Stone che ignoravo ed era sull’11 Settembre. Si vede Nicholas Cage che riemerge dalle macerie (poi nei titoli di coda si dirà che verranno ritrovati in una ventina ancora vivi e che poi hanno subito decine di interventi nei mesi successivi…). Eppure c’era quel senso di ‘ce la possiamo fare perché poi, in fondo fondo, siamo anche buoni. E io lì davvero volevo urlare che mi pare di no. Che non lo siamo affatto e che il più delle volte facciamo di tutto per calpestarci se non peggio. Eppure… eppure dallo schermo arrivava una di quelle musiche strappalacrime ma non da sconfitta… non so, credo che ogni tanto potremmo anche essere un pò più onesti e accettare la rappresentazione di una realtà meno miele e marmellata…

    Barbara

  3. Non c’entra nulla con il post, ma volevo dirti che mi piace molto questa nuova veste grafica. Belle le fotografie, quel poco di te che ci regali, i racconti. E naturalmente i tuoi scritti. Bello.

  4. Remo la mia Giulia ha recensito un libro a scuola contrastando l’autrice: ha scritto che il protagonista è stato troppo sfortunato e meritava, almeno nel finale, qualcosa di meglio. Del suo istituto son stati scelti solo in due, lei ed un’altro. In biblioteca, con tutti i ragazzi selezionati da tutti gli istituti, l’autrice ha sostenuto che è stata la migliore e la più coraggiosa perchè ha voluto e saputo argomentarle contro con la recensione del libro, sapendo che si giocava la vittoria. Pare l’autrice si sia complimentata più con lei che col ragazzo che ha vinto e sembra anche che preside e vice le vogliano attribuire delle congratulazioni per la sua onestà intellettuale. Credo, insomma, che non le sia piaciuto il romanzo. Come è giusto non si è lasciata condizionare la nostra ragazza !
    Elisa mi dice spesso “Giulia è persino più tosta di te” : il miglior complimento si possa fare ad una mapapà !

    Rossa

  5. Il male è ovunque e spesso è banale.
    Aleggia in ognuno di noi.
    Ognuno di noi almeno una volta ha avuto pensieri o compiuti azioni di un certo tipo. A chi dice il contrario non credo.
    Poi stà al nostro libero arbitrio scegliere.
    Spesso ci si maschera dietro il perbenismo e buonismo, in tal modo è più semplice entrare nel branco! e ovviamente sopravvivere.
    Vero, abbiamo bisogno di ascoltare favole che ci facciano stare meglio.
    La verità emrge sempre, come la merda.

  6. tre grazie.
    grazie enrico.
    grazie noantri: credo che certe esperienze facciano bene, fortifichino.
    petarda, grazie della segnalazione. non sapevo.
    manca il quarto grazie: a mario. anche per la bella serata, venerdì, con i due di letteratitudine, gea ed enrico.

  7. caro remo, mi avevi accennato a queste vicende mentre passeggiavamo verso lo studio di mario. storie tostissime ma (come sai) piene di roba. storia, sentimenti, vinti, vincitori, lacrime, gioia, sangue e merda. La vita, insomma.
    Ce ne sono tante di queste storie. Manca lo spazio per raccontarle. Troviamolo.

  8. Hai ragione.
    Ne abbiamo bisogno, c’è bisogno.

    In fondo non è questa la velleità dell’arte? Venire in soccorso della vita, anzi in aggiunta. I libri, i quadri, la musica, le statue, i disegni dei bambini, le grandi opere d’architettura, gli orti botanici, i giardini inglesi: tutto ciò che è artistico e che si viene ad aggiungere alla vita risponde ad un’esigenza e questa esigenza è che la realtà nostra, da sola, non è sufficiente a farci andare avanti. Ci vuole sempre un buon libro o un bicchiere vicino. Ci vuole sempre una mostra d’arte o l’ispirazione per dipingere un quadro.

    In questi mesi ho in testa un progetto.
    A settembre dovrei partire per percorrere il Cammino di Santiago di Compostela da solo. Da quando ho cominciato ad organizzarmi ho studiato la cosa, ho letto i diari degli altri, ho comunicato con chi ha avuto, o ha attualmente, la medesima tara. E ho cominciato a chiedermi davvero il *perché* si decida di fare una cosa simile: sì, la religione, sì l’ascetismo, sì la sfida fisica e mentale, sì il desiderio di lasciarsi alle spalle qualcosa. (è il mio caso)

    Va bene tutto, ma alla fine della storia ho capito che anche una cosa come il Cammino si fa perché la vita, da sola, la realtà, non basta. Perché c’è questo “male invisibile” che ci mette due mani sulla schiena e ci fa perdere l’equilibrio. E’ come se ogni tanto, molto spesso, a dir la verità, anche nella nostra vita di adulti sentissimo la necessità di un girello che direzioni i nostri passi verso la cucina dove mamma sta ai fornelli o verso il balcone da cui trapela la luce del pomeriggio. Questo girello è l’arte, è la scappatoia, è il film o il libro che ci prende in giro.

    Non so se c’entrava col tuo post, ma mi ha suscitato questa riflessione. Magari saprò essere più preciso dopo la partenza.
    [Ste]

  9. Sono le verità nascoste, non consolatorie,
    velate spesso di coperte grigie confuse,
    che aiutano a riflettere, a scoprire,
    magari, quello che non vorremo sentirci dire o dirci, dentro.

    MarioB.

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