la strada, soprattutto

La sveglia suona verso le 9. Solitamente ho dormito cinque ore, a volte di meno. Colazione, pc per contrallare la posta elettronica, lavoro in redazione, ritorno a casa, ancora redazione, a volte fino alle 18, a volte fino alle 23, dipende.
Poi passo più tempo possibile col bimbo (Federico Libero proprio oggi compie dieci mesi), faccio una passeggiata col cane, mi piazzo davanti al pc (suppergiù dalle 23 all’una), mi sposto in cucina a leggere (fino alle quattro).
Certo, faccio unlavoro che è fatto anche di incontri: gente che viene, e che mi racconta. Di tutto.
Qualcosa finisce sul giornale, tante cose no.
Quest’anno poi è stato un anno bastardo: son venuti in tanti da me a chiedere se sapevo di un lavoro. Ho visto gente piangere, insomma. Posso fare niente, io.
Ma ho come la sensazione che la vita scorra lontano da me.
Mi mancano le sale di aspetto della stazione, mi mancano i bar di periferia dove andavo a rintarnarmi con un libro, mi manca il girare a vuoto di notte in macchina, e poi, e poi: soprattutto mi manca la strada.
Senza la strada mi restano i ricordi che, va bene, sì, possono aiutarmi a scrivere uno, due libri, ed è quello che ho fatto fin’ora (che se si esclude Bastardo posto i miei romanzi son tutti romanzi di nostalgie, anche se non solo) ma senza la strada son niente, io, son vuoto, insomma.
E non è che in strada uno deve incontrare chissà che: basta vedere, basta respirarla la strada.

6 pensieri su “la strada, soprattutto

  1. “se si esclude Bastardo posto i miei romanzi son tutti romanzi di nostalgie”.

    Vero. Questo rende quelli così intensi e quesy’ultimo così doloroso, ma la bellezza è la stessa.

  2. Di notte mentre sto davanti al forno, a volte ti penso al lavoro al tuo giornale.
    Da te arriva gente a chiedere aiuto per un posto di lavoro a me a chiedere qualche pane per la giornata (a volte senza lavoro)…
    e poi di nuovo per la strada .
    Ti lascio un frase di una song di Jackson Brown – The road-

    “e se ti fermi convinto che ti si può ricordare
    hai davanti un altro viaggio e una città per cantare”

    Una carezza e un bacio a Federico Libero, un abbraccio a te .
    Fausto Marchetti

  3. ciao Simonetta

    Ho dimenticato di scrivere che io son cresciuto in strada, negli anni sessanta-settanta. Scontri tra bande, battaglie con cerbottane e fionde, sberloni.
    Avevo paura solo di mia madre, io. Che mi diceva: se torni a casa e so che hai dato bott…e le prendi, se torini a casa e so che hai preso botte le prendi lo stesso.
    Eh.

    Poi ho reincontrato “la strada” anni dopo.
    Ho visto e conosciuto ragazzi senza futuro.
    E ne ho scritto una cosa veloce che è stata pubblicata da Historica con altri racconti ma che si trova anche in rete
    http://www.rael-is-real.org/soda/?p=134

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