di blog e di morte e di… bar

Tre anni fa, non pensavo che avrei aperto un blog.
Tre anni fa, pensando che stavano per uscire due miei libri (Dicono di Clelia e Lo scommettitore), chiesi a Marco Marcellini, che di lavoro fa il web master a Cortona e che è anche un lontano parente acquisito, di realizzare un sito: dove, appunto, avrei, detto di libri miei, ma non solo, e d’altro.
Nacque così Appunti.
Pensai a quel titolo, Appunti… appunto, perché mi immaginai sempre di corsa.

Ho raccontato cose, in questi tre anni, tanto su Appunti quanto qui, su Altri appunti.
Ho conosciuto tante belle persone. Alcune le ho viste, con altre mi scrivo, oppure scambio qualche telefonata.
Ho anche pubblicato un libro, grazie a questo blog. Ero in Spagna, scrissi (in un internet point dove si poteva fumare): Sto scrivendo un libro.
Mi arrivò una mail di Rosella Postorino, che allora lavorava alla Newton Compton.
Vorremmo un libro da te, mi scrisse, perché all’editore è piaciuto Lo scommettitore. Ci mandi una sinossi e un capitolo?
Ho avuto pochi scazzi, qui, per fortuna. Pochi. I primi tempi del blog Appunti erano caratterizzati da gente che mi scriveva, Si sta bene da te.
Ho avuto anche a che fare con un paio di svitati e gli svitati, in rete, si sa, son pericolosi. Bugiardi, psicopatici, s’inventano nick e fan di tutto, ma è cosa, questa, con cui si impara a convivere.
Ho amicizie, ora, in Puglia, a Roma, in Sicilia, a Sermide, dovunque, anche all’estero, grazie a questa cosa qua.
Ho voglia, spesso, comunque di chiudere (ma è la stanchezza che, penso, abbiamo tutti).
No, non chiudo; e preferisco il blog alla follia di Face, che è veloce, fatto bene: basta saperlo usare.
Ma di sicuro qualcosa sta cambiando…

E’ morta una persona, domenica. Si chiamava Miriam Clelia Ferrari. Aveva 43 anni. Era stata una mia collaboratrice, al giornale. Una bella persona, mite, preparata. Scriveva di teatro sul mio giornale (so che conosceva l’attore Glauco Mauri, forse gli fece da consulente), ma anche di storia medievale e di letteratura. Fu la prima persona che recensì Il quaderno delle voci rubate.
E’ da lunedì che vorrei scriverne, e non l’ho fatto.
Lo sto facendo ora, male.
La morte è.

Forse ne parlo troppo della morte, io.
Ma ci son cose che a volte vengono fuori solo scrivendo.
Mia madre ha partorito quattro volte: ma siamo solo in due, io e Silvia.
Non ho voglia, non avrei voglia, di ridire cose già dette: di Luciana, che nacque prima di me, nacque morta, e che morì al quinto mese, consentendo così a me di nascere, poco più di un anno dopo; di Fabrizio, che nacque quando io avevo solo sei anni e che dopo un anno morì, per un soffio al cuore; di Moreno, infine, il mio fratello fragile.
(… no rileggo mai i miei libri e i miei racconti; né i miei post, che del resto sono appunti; ma la lettera su Moreno, sì, non passa mese; per questo l’ho linkata, ora).
Ecco, io son nato tra Luciana, che non è mai nata, e Fabrizio, che ha vissuto troppo poco: che una certa propensione alla depressione derivi proprio da questo?, chissà.
Sta di fatto che qualcosa, anche oggi, ho detto.
E ciao Miriam.
E buone cose a tutti.

Sto scrivendo qualcosa (che non so se finirò) sui bar di una volta: e per bar di una volta intendo alcuni bar che resistono, specie nei paesi, specie al sud, o anche solo i bar di dieci anni fa. Storie dove si ride: anche della morte.
Un po’ come facevano i protagonisti di Amici miei