il libro ammuffito

Ho una stanza piccola, come studio. Un rettangolo. Sulla destra, la cassettiera dei ricordi (appunti, ritagli di giornale, vecchie pipe, una pietra che mi regalò mia sorella quando aveva tre anni, i bigliettini di mia figlia, la tesi di laurea, agende, chincaglieria varie), quindi una libreria, grande.
Sulla sinistra, un’altra libreria, che s’interrompe per via di un portafinestra che dà sul giardino. In fondo, contro la parete, la mia scrivania. Sopra, una mensola con libri. E foto.
C’è sempre un gran casino, nella stanza.
Da due giorni di più. Un casino incredibile: con libri per terra, sopra due sedie, sotto la scrivania; e angoli delle librerie vuoti (altri libri sono in sala).
Comunque.
Vivo in questa casa da quasi tre anni.
Tre anni fa, quando sistemai la stanza, vidi che non potevo farci stare tutti i libri. Impossibile.
Ne presi così circa trecento (per lo più saggi, libri di storia, alcuni romanzi) e li portai in cantina, pensando: prima o poi li sistemo.
Vado quasi mai in cantina.
Un mese fa ci sono andato.
C’è del vino pregiato, in cantina. Avevo degli ospiti. Volevo che lo assaggiassero. Vino Gattinara, produzione familiare.
Intravvedo però lo scatolone dei libri. Sono i libri delle balle, penso. Però, prima di uscire, ne tiro fuori uno, e mi chiedo: E questo?, questo perché non è in casa?
Allora – ripeto, un mese fa – faccio che tirarli fuori tutti, quei libri scartati.
Faccio alcune scoperte.
La peggiore: alcune sono ammuffiti.
(In casini come questi o vien da piangere o da bestemmiare).
Poi. Ne vedo altri e mi do del rincoglionito. Sono libri che pensavo di aver perso, o prestato.
Poi. Ne vedo altri e dico: ma tanti libri che ho comperato o mi hanno regalato ultimamente non sono forse peggio di questi?
Quella sera, a cena, pensai ai libri ammuffiti.
Libri che magari erano stati nella mia cameretta, quando ero ragazzo.
Due giorni fa ho preso la decisione.
Sono ri-sceso in cantina e ho incasinato la mia stanza e parte del resto della casa.
Stanotte dovrò sistemare, non so in che modo.
(Anche in bagno?).
Ma mi sento meglio, decisamente.