12 Editing e dimenticanze

Lo scorso sabato sera; sono puntuale: 2 minuti di ritardo, mi son detto.
La libreria, però, è… ancora chiusa.
Eppure io sono lì, ad Alessandria, perché c’è la presentazione dell’ultimo libro che ha scritto Alessandro Zennoni (con Perdisa).
Ho appena mangiato, bene ma in fretta: antipasti, un primo, una bottiglia di Dolcetto (in due).
La libreria, però, è chiusa. Strano, dico.
Allora telefono a Giorgio Bona, che vive vicino ad Alessandra e che è uno scrittore (bravo), ma Giorgio (scoprirò poi che è a cena con gli scrittori Arona e Meranzana) ha il cellulare staccato.
Ci arrivo da solo, comunque: ho sbagliato sabato. Alessandro ci sarà il 28 (non il 21). Avessi avvisato prima, o Alessandro o Giorgio oppure la blogger Flavia, pure lei alessandrina, avrei risparmiato del tempo.
Del resto: ci sono abituato a queste mie disattenzioni.
Non segno mai nulla, mi fido (troppo) della ma memoria; e sebbene non mi fidi affatto della mia attenzione sui particolari (della locandina avevo imparato a memoria il nome della via e il numero, ma la data… era scontata: sabato, e basta) faccio sempre così.
E spesso incorro in queste dimenticanze.
Mi son ritrovato, per esempio, davanti a un teatro chiuso: il giorno era giusto, la data no, ritorna tra una settimana please, stesso giorno stesso orario.
Però succede che altri particolari, invece, mi catturino. E ho la testa fitta di strani appunti….
Comunque.
L’attenzione e la memoria sono importantissimi anche nella scrittura.
Ecco, spero di averne abbastanza.
Allora, il mio libro, Bastardo posto, è quasi pronto. Manca ancora la fase della correzione delle bozze poi, tra un mese circa, andrà in stampa, poi, non so quando, uscirà. Di sicuro sarà in vendita i primi di maggio (forse prima, non so, non ho chiesto).
Penso d’essere stato fortunato, e ora spiego il perché.
Quando ho rivisto i miei romanzi precedenti mi sono fatto degli schemi (importanti per la struttura) e delle schede: sui personaggi e su certi particolari.
Stavolta no.
Allora, la mia fortuna si chiama Antonella Pappalardo, editor.
Un editor è, stringi stringi, solo un lettore particolarmente attento e particolarmente esigente.
Stringi stringi ancor di più: più è rompicoglioni e meglio è.
Antonella mi ha consigliato di rivedere un po’ di cose.
Ma non mi sono fidato così, al buio.
Quel lavoro di schedatura di tutto il libro (personaggi e particolari) lei lo ha fatto, insomma mi ha dimostrato di conoscere il libro quanto me e forse più di me, e di essere una brava… rompicoglioni.
Ho conosciuto una bravissima editor, Laura Bosio.
Lei vede il libro… dall’alto. Lo vede come una scacchiera. Ti dice come si sta svolgendo la partita.
Tu, scrittore, tante volte mica lo capisci.
Poi Alessandra Buschi, che guarda sì alla struttura ma entra di più nella pagina. Son necessarie queste venti righe, Remo?, mi disse quando lesse Dicono di Clelia.Le tagliai.
Poi. Perché Marina scompare, falla tornare, è come se il libro risenta di questa mancanza.
Non feci tornare Marina: nella vita non tutto torna.
Poi c’è Colfaredellenebbie, che non è una editor, né è una editor Stefania Mola: ma a loro faccio leggere i miei manoscritti, prima: perché – son sincero -mi portano fortuna e poi perché sanno fare osservazioni pertinenti. E poi: entrambe, oltre a essere grandi lettrici, han lavorato con libri. Veri.
Poi ho avuto a che fare con editor-correttori di bozze.
Poi, l’ultima, con Antonella Pappalardo.
Se in passato i miei manoscritti alla fin fine li ho rivisti io, con decisioni finali solo mie, stavolta è stato lo stesso: ma dopo un confronto serrato.
Insomma, ho avuto il mio primo vero editing (e se scriverò ancora, e se pubblicherò ancora con la Newton, spero di poter lavorare ancora con Antonella).
(E poi ci sono editor di cui so, ma con cui non ho mai lavorato. A lume di naso so che con Giulio Mozzi, Paola Borgonovo e Rosella Postorino mi troverei bene).
L’editing, comunque, non è una bella cosa per uno scrittore.
Io penso che questa frase, se la spezziamo, dì più, mi ha detto Antonella.
Infatti.
E’ che ora, quella frase, è come se l’avessimo scritta in due…
Il sogno di uno scrittore?
Avere un bravo editor rompicoglioni che dica: va tutto bene, non c’è da cambiare nemmeno una virgola.
E comunque: io se scriverò ancora mi farò delle schede. Vere, e non solo mentali.
L’editing, comunque, serve. Forse servirebbe un editing perpetuo. Discorso lungo. Dove si può dire tutto e il contrario di tutto.
Io ho raccontato, credo, con onestà.
buona giornata