… ma dammi indietro i miei vent’anni la mia seicento e una ragazza che tu sia, Milano scusa, stavo scherzando… canta Vecchioni (vado a memoria, spero sia giusto).
no, non rivoglio i miei vent’anni; butterei a mare gli altre e trentadue che ho vissuto.
a volte io parlo con il ragazzo che ero, e gli dico hai visto?
hai visto?
eri niente, guarda adesso: sì certo, ho i capelli brizzolati e sono in sovrappeso, ma non sei orgoglioso di me, ragazzo?
tu a vent’anni chi eri?
Ricordi le notti di allora? Con una coperta sotto la macchina da scrivere così da attutire i rumori, scrivevi e scrivevi e cancellavi e ti facevi un caffè e quando ti facevi un caffè e non pensavi alla storia che stavi scrivendo (e che è rimasta interrotta) sognavi: di diventare, un giorno, uno scrittore.
(Le notti, allora, iniziavano alle dieci di sera e finivano a mezzanotte. Come cambia, eh ragazzo, la percezione del tempo. Ora, io chiamo notte quel che tu allora chiamavi mattino o alba….)
da ragazzo avevi sognato praterie e principesse, prima.
poi crescendo avevi sognato di mettere a posto le cose sbagliate del mondo.
poi venne quel tentativo.
scrivere.
poi accantonato…
fumavi sigarette proletarie, allora.
ti svegliavi alle cinque del mattino.
una domenica, oltre ad altre sfighe, ti si fermò l’auto e ti si ruppe un dente, allora guardando il libretto bancario pensasti: che vita di merda.
ti venne anche voglia di piangere, credo di ricordare, ma non piangesti.
a vent’anni uno forse sembravi più grande ma eri ancora bambino, ragazzo (ti accorgerai solo dopo tanto tempo che non si cresce mai).
e ti portavi sempre dentro gli indiani d’america: insegnavano ai propri figli che piangere non serve.
non serve aver paura.
e tu – nonostante la sfiga di quei giorni neri – non piangesti.
però, che schifo di vita il mattino prendere l’autobus, arrivare in fabbrica e battere i denti dal freddo, tornare a casa stanco, con le mani sporche di unto, e non avere i soldi per il dentista, o per far aggiustare la frizione della fiat 127…
sai ragazzo di vent’anni quale fu la tua forza: sognare, sognare sempre.
solo chi sogna sa ribellarsi.
ma ora?
dove sono i sogni?
(dico la verità: io a quel ragazzo, spesso, lo invidio).
quand’è che si smette di sognare?