Leggo, guardo il mare, penso.
Ho abbracciato Anna il 2 agosto, le ho detto, Ci vediamo a settembre.
Mi ha fatto un cenno col capo, come a dire No.
Sapeva.
Ho un debito con lei: mi ha regalato il suo tempo, che sapeva essere prezioso perché poco.
Finché sarò viva sarò al suo fianco…
Non è bello non riuscire a saldare i propri debiti.
Bene, male, così così.
Si dice che la vita continua e la vita, infatti, continua.
Nel mio primo libro, Il quaderno delle voci rubate, il protagonista fa il gioco del “come va?”. Nel suo quaderno scrive le risposte furbe (che sente dire dai clienti del bar di cui è titolare) a questa domanda.
Non ne trova.
Anche nell’ultimo mio libro, La donna che parlava con i morti, la protagonista Anna Antichi dice che comunque, Come va?, è comunque una domanda stupida, ché bene, per tutti, non va mai.
C’è sempre, da qualche parte, un bimbo che piange.
Ha questo connotato crudele la vita: di cui forse bisogna sorridere.
La vita, prima o poi, è un plotone di esecuzione. C’è chi riesce a schernirlo, a ridergli in faccia proprio quando fa fuoco, bisognerebbe.
(post fatto in spiaggia, sembra che la chiavetta telecom prenda solo qui, dove sono ora. e ora sono a rischio sabbia sul pc; meglio che riprenda a guardare il mare)