Domani conosco Mario.
Mario ha ottant’anni, Mario è un lettore del mio giornale, Mario ogni tanto scrive.
Contro il Papa, contro Berlusconi, contro chi inquina.
Oppure s’indigna: per le morti sul lavoro.
O prende posizione, netta: contro chi vuol negare i valori della Resistenza.
Il padre di Mario era un socialista, e lui, Mario, si rammenta, e lo scrive, dei giorni bui della sua infanzia: interrogatori, minacce, povertà.
Chi non prendeva la tessera, e il padre di Mario non la prese, viveva male. E nella paura.
Mario, insomma, sa cos’è il coraggio.
E quando mi scrive precisa sempre: spero di poter continuare a dire, in libertà.
Non vi ho detto una cosa di Mario: sua madre era ebrea, e Mario, quindi, si sente ebreo.
Mi ha scritto una lettera, oggi. Lui, che è di sinistra, è indignato con la sinistra: perché, dice Mario, anche i bambini israeliani uccisi dai razzi sono dei bambini.
Dice anche, Mario, che i bambini palestinesi vengono usati come scudi.
E che, invece, quelli ebrei non vengono mai usati come bombe viventi.
Dice comunque in libertà, come è giusto che sia.
Domani parleremo: di quanto è difficile, soprattutto a distanza, sapere.
Segnalazioni
– Pendiamo tutti dalle labbra di chi ci informa. Ma forse l’informazione è davvero troppo lontana: provate a leggere, insomma (grazie Arial, da cui ho attinto).
– No ai signori della guerra, dice Luca De Biase.