Davanti a me, alcune fotografie. Dalla mia stanza, stasera, vedo un pezzo di luna. Sulla scrivania il disordine è comunque contenuto. Libri, bloc notes zeppi di appunti oppure no, sigari, un vecchio Diabolik. Ha una storia particolare, quel vecchio fumetto.
oppure (l’esercizio)
Davanti a lui, alcune fotografie. Dalla sua stanza, era una sera di gennaio, fredda, vide un pezzo di luna. Vide anche, sulla sua scrivania, il disordine di sempre; e lo sguardo, tra bloc notes fitti di appunti, sigari e libri, si posò, quasi con insistenza, su un vecchio Diabolik, che non era solo un fumetto: era una storia, di quelle vere, da ricordare.
Un esercizio banale. Ho scritto quello che faccio spesso mentalmente.
Pensare come se scrivessi.
Mi capita spesso di farlo: soprattutto quando mi vengono in mente storie, che sono prese dalla realtà ma che poi diventeranno altro. Storie che arrivano, così, all’improvviso.
Mi è successo due settimane fa, a Torino, mi è successo ieri sera, a un corso di yoga.
Storie che non so se diventeranno racconti, che poi mi succede spesso di dimenticare, di lasciar perdere.
Ma torno indietro.
La scrittura, un po’ come lo yoga, mi ha insegnato a vivere il presente.
Vedo qualcosa, lo trasformo in storia, lo scrivo mentalmente.
Oppure, non vedo una storia ma vedo solo una strada: e la descrivo, co se fosse la pagina di un libro.
Do insomma un consiglio a tutti quelli che si cimentano con la scrittura.
Se non avete tempo pensate: ma da scrittori.
Sarà più facile poi descrivere una strada: e fare in modo che un lettore la veda.
Con le auto in sosta, le fognature, i balconi, i gatti che si rincorrono…
Perché scrivere significa anche far vedere, far sentire, trasmettere “cose”: e questo avviene solo se si è allenati alla descrizione, per esempio, dei particolari.
Raccontare cose complicate con semplicità, credetemi, è un’arte non da poco.
E’ talento: che si acqusisce. Giorno dopo giorno. Lggendo, anche. Oppure così. Scrivendo nella mente, soprattutto se il tempo manca.
Questa cosa l’ho raccontata sabato a Bologna, a Francesca Bonafini, scrittrice di belle speranze.
Le ho detto che quando non ho tempo faccio così: scrivo nella mia mente. Sporcandola, però.
E poi vi segnalo una recensione, questa, sul libro di Renato Bergonzi, Nulla sanno.
Io non l’ho letto, ancora. Ma ho chiesto a una mia lettrice, che conosce Sanremo. E mi ha detto, questa mia lettrice, più o meno le stesse cose lette nella recensione. E che Bergonzi (ciao Renato) ha una bella scrittura.