in ginocchio da te…

Ha lavorato ogni sera, tutte le sere eccetto il lunedì, l’estate di due anni fa, Guido.
Trenta euro a sera, quaranta la domenica.
Dalle 18, orario di apertura, alle 2 di note, il sabato fino le 3, anche le 4 a volte.
In nero, ma ve bene così, ché i tempi son neri.
Dopo la morte di suo padre c’era bisogno di quei soldi in famiglia. Sua madre, poi, non li ha voluti tutti tutti; gli ha detto, Ti tieni cinque euro al giorno, la domenica invece ti tieni la metà.
E così hanno fatto, e così lui ha racimolato un gruzzolo, arricchito da qualche rara mancia, perché è raro che ti diano la mancia in una birreria, anche se è grande, anche se c’è una cucina, una buona cucina. Con piatti niente male.
Una mancia, però, non la dimenticherà mai, Guido.
Per tutta la vita.

Una sera, mentre stava apparecchiando, sente un urlo dalla cucina. Il padrone, che fa anche il cuoco, dice Mamma mia.
Mamma mia: stanno per arrivare quaranta persone, bisogna metterle tutte nella sala grande, dove devono stare bene e isolate, solo loro.
Ma non è tanto per le quaranta persone, che il padrone cuoco ha detto Mamma mia. E’ per il fatto che, insieme ai quaranta, ci sarà lui, il Personaggio.
Minchia – dice il padrone che è anche cuoco – mi fa effetto, ieri l’ho visto in televisione e oggi è qui…
Non c’è tempo da perdere. L’occasione è storica. Alla fine i cuoco padrone chiederà al Personaggio di posare accanto a lui per una foto, da esibire ai clienti. Che diranno: Minchia, qui è venuto?

Guido, ora, ricorda quella sera. Con un certo disgusto.
Vede che arrivano. In tanti. Rivede le donne: dagli abiti trasparenti, eleganti, s’intravvedono corpi che emanano sensualità e sudori.
Invece dei soliti urlatori (terroni, albanesi e tamarri o, peggio del peggio, figli di papà) ci sono queste donne, che ridacchiano e gracchiano, anche, attorno al Personaggio.

Che sta leggendo qualcosa nel poster della birra Carlsberg: si vede che è uno che c’ha cultura, lui.
Comunque. Delle tre ore di quella sera, ora Guido ricorda soprattutto quattro cose. Gli sbadigli del personaggio, annoiato, Ma come fa uno ad annoiarsi in mezzo a queste donne bellissime pensava Guido, con gli occhi incollati su scollature e spacchi e culetti impertinenti.
E questa era la prima (cosa).
Poi ricorda la mancia: 200 euro per i tre camerieri, insieme ai caffè e del conto; il l’han pagato altri, la mancia no, e sua, del Personaggio.
E questa era la seconda (cosa).
E’ la terza (cosa) però la più importante.
Che è una scena da film, che Guido ha visto, stropicciandosi gli occhi, incredulo. A un certo punto il Personaggio dice, dopo l’ennesimo sbadiglio, Sono stufo, vado.
Mentre si sta per alzare una ragazza, bella, decisamente bella, sembra meno zoccola delle altre, e pure questo vuol dire, si alza pure lei, raggiunge il Personaggio e, guardandolo con aria di sfida, gli dice: E se te la faccio passare io la noia?
E’ rimasto ancora un po’ il personaggio. Lui si è seduto, e la ragazza, invece, si è abbassata sotto il tavolo. Qualcuno ha urlato Monica, Monica, ma è stato azzittito. Sta di fatto che il Personaggio, anziché sbadigliare, ha chiuso gli occhi, aperto la bocca, mugulato e… e poi basta, perché è arrivato il cuoco padrone che ha fatto un cenno, esplicito, ai tre camerieri: Fuori dalle palle.
Insomma, questa era la terza (cosa).
Ci sarebbe ora la quarta (cosa), che in realtà è poca cosa.
Ma Guido ci ripensa, spesso.
Il salone è vuoto. Stanno pulendo. Il Personaggio e il suo codazzo sono lontani ma il clima è diverso stasera.
A lavare il pavimento dove c’è, e si vede, dello sperma, ci pensa la mamma del cuoco padrone.
E’ una donna del sud. Saggia e amara.
Vede che Guido è triste.
Gli dice: Le donne sbavano per quelli famosi, gli uomini sbavano per le donne belle e senza cervello, che ci vuoi fare?

Guido non sa come fossero gli occhi della ragazza, dopo che ha fatto il servizio, inginocchiandosi.
Lui, Guido, i suoi occhi li ha abbassati, quando lei gli è passata davanti, guadagnando l’uscita.