libri, meglio semplici?

sono reduce dalla libreria.
ho preso due libri; uno da leggere, Nostra signora della solitudine (Marcella Serrano), e uno da rileggere, Il misantropo (Molière); stavo per comperare anche la Peste di Camus, guardandolo mi son detto, Mi ricordo niente, devo rileggerlo, sarà uno di quei libri che ho prestato, o perso.
Ho fatto bene a non prenderlo. Ce l’ho ancora: un’edizione Bompiani del 1976, 1200 lire.

In libreria guardo sempre se ci sono quegli autori italiani che, nella mia personale classifica, stanno tra i primi vento, trenta.
Bene, anzi male: nell più grande libreria della mia città non ho visto libri di Maggiani, né di Mari né di Tuena.
Se c’erano, erano in qualche anfratto. Io dopo due ore di ricerche non li ho trovati.

Nel vecchio blog, una volta Giulio Mozzi parlò di Grisham, e disse: alla gente piacciono libri così semplici?
Al salone del libro, l’anno passato, sentii che un editore parlava del Cacciatore di aquiloni. Vende, diceva, perché è semplice.

Il concetto di semplicità, si sa, è ballerino.
Se io sono abituato a fare addizioni dirò che è complessa anche una sottrazione, specie se ci sono i decimali.
Se io invece so fare i logaritmi (penso a un critico) quel che è semplice sarà banale.
La sensazione, ora, è che il mercato editoriale comunque rincorra libri semplici: nel linguaggio, nei contenuti e soprattutto nella struttura.
Colpa, soprattutto, di una televisione stupida. O forse no. La televisione, dal 2000, io non la guardo più. E quindi parlo per sentito dire. O per le impressioni di un attimo, quando la vedo accesa dai miei vecchi.

Non so, mi piacerebbe che sul mercato editoriale si dicesse qualcosa di profondo (non le solite banalità).
Io, sinceramente, ci capisco poco. Certo, i libri semplici son quelli che vendono di più e piacciono tanto a tanti librai ed editori.
Ma Saramago?
Saramago, se non sbaglio, vende: e semplice non è.

Comunque.
Devo cercare bene nella mia posta elettronica, ma ho ricevuto i dati sulla situazione del mercato editoriale del 2008.
A memoria ricordo questo: che le cose sono andate meglio, rispetto al 2007.
Che aumentano le vendite on line.

Buona domenica

Incipit di cui non si sa: ce n’è uno nuovo, oggi.
Di Morena Fanti.
Chi volesse mandarne mi contatti per posta elettronica.

pagine bastarde

L’ho visto per un attimo, indeciso se salutarlo.
Vive in alta montagna ora, non torna quasi più.
Lo capisco, non puoi tornare ed evitare sguardi per la vergogna.

Ha la mia età. La moglie è un po’ più giovane di noi.
La ex moglie. Che era molto, molto bella. Lo è ancora, lei gira, si fa vedere, non ha vergogne, ma è in sovrappeso.

Fece un grande sbaglio, lui.
Quando trovò, nell’ufficio della moglie, il diario di lei, fece male a raccontare a tutti cosa aveva letto.
Non era nemmeno un diario.
Non amo più mio marito e sono innamorata di…
Macché, non c’erano sentimenti. C’erano scene a luci rosse. Ed erano, ognuna di quelle frasi e di quelle pagine e di quelle scene, una coltellata, per lui.
Ho provato cose mai provate…
Oggi l’abbiamo fatto…
Ho visto le stelle…

In quelle pagine, lei, raccontava i suoi incontri con l’altro, descrivendo cosa aveva provato, la passione travolgente, insomma, le scopate che non aveva mai fatto con suo marito, così privo di fantasia e, forse, di virilità.
Son cose che succedono da sempre, si sa, ma l’errore, il grande errore, fu che lui disse e raccontò cosa aveva letto in giro, ad alcuni.
Il passaparola, poi, amplifica a dismisura.
Qualcuno disse che lui è un povero impotente e lei una puttana o una ninfomane, a scelta, anche per le definzioni viene il tempo dei saldi e delle offerte speciali.
E poi quell’amante. No, non era un amico suo, ma era comunque una persona in vista, diventata importante.
E una donna che cede alle lusinghe di uno importante che donna è, si sarà detto lui, che si sua moglie, così sembrava, era innamoratissimo?

Così è scappato, lui, con il ricordo di quelle pagine bastarde.
Non solo: con una maledizione di famiglia.
Da piccolo, sua madre era fuggita con un uomo giovane, perché il marito, più vecchio di lei di vent’anni, dissero le voci che per dire si piazzano sotto le lenzuola, non era in grado di soddisfarla.

(E questa cosa qua mi è venuta in mente leggendo un blog. Meglio: leggendo una blogger. Che fa capire di essere stata abbandonata dal marito, ché oggi, accidenti a berlusconi e mediaset, è tempo di veline, e le brave mogli, invecchiando, complice magari il viagra, non son più di moda).

La solita storia, insomma.
Le solite storie. Vecchioni ci fece una canzone (che fu anche interpretata da Tenco): Povero ragazzo, sapessi come trema la tua donna, povero ragazzo, qui tra le mia braccia,….
Niente di nuovo sotto la neve.
E buona domenica.

E grazie a Enrico Gregori.