la nevicata del ’90 (e del ’56)

succede di ricordare un’immagine, precisa, che dura un attimo, soprattutto se quell’immagine è parte, anche, di uno stato d’animo, pure lui preciso.
un sabato sera dell’inverno del 1990.
sono in ritardo, dovrò studiare fino all’alba, sono solo in casa.
no, solo solo no: c’è Lilli, la gatta.
mi preparo una caffettiera da tre, poi con la tazza fumante mi piazzo davanti a una pila di libri.
ho fretta, tanta fretta: due di quei libri li devo leggere come un pazzo tra quella notte e il giorno dopo, domenica, ché lunedì ho l’esame di storia moderna.
bevo un sorso di caffè, mi accendo una sigaretta, guardo la finestra, fuori, fuori dove vorrei essere, anche solo a camminare (sono giorni che finisco di lavorare e mi metto a studiare, non faccio altro).
e guardo verso la finestra, che è l’unica pausa che ogni tanti mi consento: quando la spalanco e respirando a pieni polmoni guardo strada, lampioni, finestre e alberi.
però in quel momento mi accorgo che sta nevicando e, come uno scemo, mi accorgo anche che sto sorridendo, cristo sorrido alla neve, ma mi sento un po’ meglio perché quella neve m’infonde calma.
(fortuna che allora le previsioni del tempo le toppavano sempre; e la neve era una sorpresa).
buona giornata

la neve: e una bella canzone