la nevicata del ’90 (e del ’56)

succede di ricordare un’immagine, precisa, che dura un attimo, soprattutto se quell’immagine è parte, anche, di uno stato d’animo, pure lui preciso.
un sabato sera dell’inverno del 1990.
sono in ritardo, dovrò studiare fino all’alba, sono solo in casa.
no, solo solo no: c’è Lilli, la gatta.
mi preparo una caffettiera da tre, poi con la tazza fumante mi piazzo davanti a una pila di libri.
ho fretta, tanta fretta: due di quei libri li devo leggere come un pazzo tra quella notte e il giorno dopo, domenica, ché lunedì ho l’esame di storia moderna.
bevo un sorso di caffè, mi accendo una sigaretta, guardo la finestra, fuori, fuori dove vorrei essere, anche solo a camminare (sono giorni che finisco di lavorare e mi metto a studiare, non faccio altro).
e guardo verso la finestra, che è l’unica pausa che ogni tanti mi consento: quando la spalanco e respirando a pieni polmoni guardo strada, lampioni, finestre e alberi.
però in quel momento mi accorgo che sta nevicando e, come uno scemo, mi accorgo anche che sto sorridendo, cristo sorrido alla neve, ma mi sento un po’ meglio perché quella neve m’infonde calma.
(fortuna che allora le previsioni del tempo le toppavano sempre; e la neve era una sorpresa).
buona giornata

la neve: e una bella canzone

31 pensieri su “la nevicata del ’90 (e del ’56)

  1. Il mio cane, quando nevica, guarda lo strato in terrazza e poi mi guarda in faccia, della serie: ma dai i numeri? Devo proprio uscire lì in mezzo? E’ un cane da salotto doc.
    In passato ho avuto cani che invece vi correvano e saltavano. La Diana lo faceva e mi toccava asciugarla bene con il phon, perché aveva il pelo assai lungo, per evitarle i reumatismi.
    A me piacciono quegli inverni asciutti, in cui vedi il sole e al mattino la brina come un ricamo sui rami, ma che a febbraio son già sfatti e già da dicembre, se vedo la nebbia, prendo il treno e dopo Ronco ci sono gerani fioriti e in un’ora sono a Boccadasse.
    E mi piace paseggiare in centro città, magari coi tacci e in pelliccia.

  2. Io adoro la neve, malgrado tutto. E ne ho già detto che poi sono le solite cose. Adesso ci vado a passeggiare sopra che mi piace anche se mi bagno i piedi. Quando in estate s-ciopperò di caldo vedrò di ricordarmi di questi momenti, bianchi e freddolosi.
    La foto del cagnino sulla neve mi ha commossa, mi ricorda la Cleo e Mia rimane la mia preferita.
    Buona giornata a tutti.

  3. faccio così.
    propongo una replica di un commento, che è un po’ come certi film: se li vedi due volte li apprezzi maggiormente.

    Perché non si può stare con i piedi per terra e cantare contemporaneamente Bianco Natal?
    Che la neve stia meglio in montagna piuttosto che nelle città di pianura è ovvio: lassù è motivo di benessere economico, quaggiù mette (ulteriori) bastoni tra le ruote dell’economia. E allora? vivere incazzati non è mica un vanto.
    guido tedoldi

  4. @carlo: è un grosso caseggiato, abitato da più condomini. E’ ottocentesco, aveva un tetto di vecchie tegole, adatte, per la loro conformazione ,ad un tetto piuttosto spiovente. Ora è restato, ovviamente spiovente, ma coperto d’un materiale più liscio, che non frena adeguatamente la caduta.
    Costato molte palanche e gran fregatura, anche se i vecchi, nati qui e pratici, ne avevano sconsigliato la sostituzione ma:
    “Chi no veu ëse conseggiòu, no merita aggiutto”! :-)

  5. Contento della neve? Oggi ce n’erano 30 cm, da percorrere a piedi con la città bloccata, direi paralizzata. Non cessa però, non accenna a smettere. Saremo a mezzo metro tra breve. La neve porta grossi disagi. Difficoltà oggettive, molto serie. Spese individuali e di gestione cittadina enormi. Non parliamo poi di senzatetto, baraccatie, canili e gattili. Nella disperazione oggettiva.Qui c’è un gran dispendio di forze e risorse della protezione civile ed anche raggiungere agevolmente una farmacia o un supermercato può diventare un problema. Ci penserei un po’ prima di fare proclami “romantici “sulla neve. Sull’estetica della neve si può far giusto una riflessione. Lo svantaggio supera di gran lunga i vantaggi.
    Si può stare con i piedi per terra e fantasticare. Cercando di non scivolare sulle fantasticherie viscide. Ci si spacca la faccia.
    E si sparano cazzate.

  6. Una nevicata Vi seppellirà.

    La neve ha l’anarchia nelle vene (anagramma).

    Remo, secondo te… una lumaca, sul bagnato, è più o meno lenta?
    Buon Anno
    (ho evitato di partecipare all’intasamento della tua posta elettronica)

  7. La neve mi dà una bella sensazione di calma… e sorridere alla neve lo considero quindi del tutto naturale, ciao. Giulia

  8. E forse il vicino di Flavia quel tetto lì l’ha comprato apposta: un giorno, dopo una nevicata abbondante, forse chiederà alla suocera (o alla moglie, o al capufficio) di fermarsi un attimo lì sotto con una scusa qualsiasi. Non si sa mai.

  9. Mah, fra chi si ferma a sognare, felice perchè sembra che si fermi il mondo, che si fermi tutto, e quelli che ci si incazzano pure, preferisco mettermi fra i primi. Amo le soste. Di qualsiasi tipo.

  10. Perché non si può stare con i piedi per terra e cantare contemporaneamente Bianco Natal?
    Che la neve stia meglio in montagna piuttosto che nelle città di pianura è ovvio: lassù è motivo di benessere economico, quaggiù mette (ulteriori) bastoni tra le ruote dell’economia. E allora? vivere incazzati non è mica un vanto.

  11. Sotto la neve, pane.
    Sopra la neve, in città ,folli spese di riscaldamento, , spreco, inquinamento, crisi.
    Cantate pure Bianco Natal, Remo e& Gea. Io sto con i piedi per terra.

  12. a me la neve pure piace, tranne quando devo andare a lavorare, in collina.
    un paio d’anni fa dovetti farmi gli ultimi tre chilometri di salita a piedi, ché non c’era altro modo.
    il paesaggio era bellissimo, i rumori ovattati, l’atmosfera irreale. pensavo a quanto si sarebbero divertiti i cani, a che bello farsela in discesa con gli sci..
    ero incazzata nera, ma non con la neve.
    col lavoro, con i ritmi folli, con tutte le cose che stonavano con quel sognante biancore.
    ciao remo

  13. Come Rossana. Identico. Rossana, non sai che sollievo mi infonde constatare che non sono l’unica idiota che detesta la neve in città. Sospiro di sollievo…
    (Ciao Remo, scusa l’invasione di blog)

  14. Il mondo non tace per niente. La casa di fronte ha un tetto nuovo, di un materiale decisamente poco adatto alla pianura padana. Quando scende in larghe falde bianche la neve…ivi si deposita e poi…SCIVOLA. A blocchi, all’improvviso. E becca le macchine e i passanti, così che, dal mio soggiorno io sento nominare ad alta voce le persone della sacra famiglia singolarmente o tutte assieme in singolarissime bestemmie.

  15. AMO LA NEVE…

    La danza della neve

    Sui campi e sulle strade
    silenziosa e lieva
    volteggiando, la neve
    cade.
    Danza la falda bianca
    nell’ampio ciel scherzosa,
    Poi sul terren si posa
    stanca.
    In mille immote forme
    sui tetti e sui camini,
    sui cippi e sui giardini
    dorme.
    Tutto d’intorno è pace;
    chiuso in oblio profondo,
    indifferente il mondo
    tace.
    (A. Negri)

  16. è che qui a roma è nevicato così di rado che uno non se lo dimentica. oddio, neve, la maggior parte delle volte è robetta così, da palla di vetro con dentro il colosseo. 2-3 volte invece è sembrato di essere a madonna di campiglio. e noi romani non siamo abituati. facciamo cazzate. chi cammina senza cura e si sfracella, chi vuole prendere per forza la macchina e rimane paralizzato, chi fa il cretino tirando palle di neve a tutti quanti: preti, puttane, malati terminali.
    no, non siamo fatti per la neve. meglio affidarsi a quella surreale

  17. Odio la neve. Sta bene soltanto in campagna a far da coltre al grano. In città è fanghiglia grigiastra in poche ore e svela le magagne della pubblica amministrazione, perché le strade restano sozze e i marciapiedi non sgomberati dai negozianti diventano crostoni gelati, che aspettano fiduciosi soltanto la primavera. Gli anziani sono bloccati in casa per la paura di cadere e spaccarsi il femore ed anche far la spesa diventa un problema. Le automobili non partono e se il malcapitato non ha garage, sotto una nevicata ritrova la macchina se le spala intorno e poi s’affida a Sant’Amobroeus perché la faccia, perlomeno, partire. I cani diventano moci vileda, assorbendo l’umidità tutta e i padroni dei cani vanno tampinati, altrimenti al viscido dei marciapiedi s’aggiunge quello delle cacche, in un matrimonio che è simile soltanto alla politica italiana tutta.

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