In coda a un mio post (battute, gatti e libri), Sabrina Manca (italiana che vive in Francia) fa una considerazione sul prezzo dei libri: in Francia, dice Sabrina, pochi mesi dopo l’uscita di una novità esce anche l’edizione tascabile, ergo: i libri in Francia costano di meno.
Non so come mai.
Io so questo. Che quando scelsi di pubblicare con la Newton feci anche una scelta ideologica, sul prezzo: ché i libri della Newton sono economici (9,90 La Donna che parlava con i morti; se si compra al supermercato, poi, c’è uno sconto del 15 per cento).
Stavolta nessuno mi ha detto, Non ti ho comprato perché i libri costano troppo. In passato sì. In passato mi scrisse un disoccupato napoletano e mi scrissero anche dei ragazzi, dipendenti di cooperative. Per chi prende meno di 1000 euro al mese un libro costa troppo.
Ma torno per un attimo al post.
Dove ho scritto che vedendo una libreria d Narbonne, la più grande e la più centrale, ho avuto l’impressione di tanti autori francesi pubblicati e pochi italiani e (questo non l’avevo scritto ) pochi stranieri. Pochi “non francesi” insomma.
Spiego quel “pochi”. Per pochi intendo pochi rispetto all’Italia.
Ma forse ero condizionato, chissà.
Da questo. Allora. Io per pochi mese ho avuto un’agente letterario. Brava persona, capace, esperta. Poi le nostre strade si son divise, cose che capitano nell’editoria.
Quella signora mi disse che lei aveva anche scrittori francesi e tedeschi e non aveva difficoltà a farli tradurre in Italia; le difficoltà, mi disse, le trovo nel far tradurre gli italiani in tutta europa, perché i francesi preferiscono leggere i francesi e i tedeschi i tedeschi.
Questa cosa, aggiungo, oltre a dirla a me la disse al Salone del libro di Torino, in un’intervista.
Credo che anche questo aspetto (e sottolineo il credo: che è dubitativo) condizioni le scelte degli editori italiani quando si tratta di pubblicare degli esordienti.
E buona giornata