Ho scritto una dozzina di righe per la quarta di copertina dell’E-book, Raccontiaquattromani.
Ho scritto cose banali. Che c’è stato il mio invito, e che, in un mese e mezzo – grazie a internet – si è proceduto a fare quello che era impensabile fare.
Insomma, grazie alle mail (e con l’ausilio o della chat o del telefono) si è potuto scrivere un racconto nel modo più difficile: con una persona lontana.
E, in alcuni casi, con una persona lontana e anche sconosciuta.
Bene.
Provare a immaginare che ora quesi 24 racconti vengano sottoposti ad editing.
O revisione degli stessi autori: il prodotto, già buono, potrebbe diventare un signor prodotto.
Scrivere con un’altra persona non è facile, scrivere con un’altra persona che sta lontano è ancor più difficile, scrivere con una persona che sta lontano e che non si conosce è un’impresa ardua.
Ci siamo, ci siete riusciti però.
Ma cos’è un racconto?
Vado a rileggermi Tondelli (Under 25: presentazione, da Un wekend postmoderno).
Quel che comunque ritengo importante è una disponibilità alla riscrittura e al ripensamento del lavoro. Ho trovato qualche difficoltà a spiegare ai ragazzi cosa intendessi per “riscrittura”. Sinceramente non lo so con precisione. So che il segreto della scrittura è quello di buttar via e di riprovarci senza paura e senza noia; la consapovolezza che lavorare con le parole e i racconti è un gioco divertente ma anche faticoso, poiché a ogni capoverso devi fare una scelta e non sai mai, fino alla fine, dove questo ti potrà portare. Per questo, per scrivere un racconto non è importante pensare o avere tante idee. E’ importante buttare giù.
Già.