Gli impreparati alla vita, come Giulio.
Anna, che di professione fa l’assistente sociale, ma se facesse altro, tipo rappresentante di tanga e ragazza cubo sarebbe meglio, mi ha detto: “Tina, cosa credi, guarda che Giulio ha quarantatré anni”.
Quarantatré, ma come quarantatré, ne dimostra più di sessanta, pensavo io.
Giulio ha dentro secoli, ma questo io non lo sapevo.
Io volevo sapere chi fosse, ringraziarlo, per questo avevo chiesto di lui a quell’oca di Anna.
(incipit)
”Ha avuto un trauma, sai?”
Aveva l’aria soddisfatta, mentre lo diceva. Appagata da questa sua diagnosi spicciola.
Un trauma spiega tutto, no? Anche i serial killers ne hanno avuto di certo uno. E bello grosso.
Ma Giulio non è un assassino.
Non quel tipo di assassino, almeno.
(Gea Polonio).
Non uno che avesse scelto di ammazzare qualcuno insomma, ma uno che ci si era trovato perché la vita, chissà perché, ce lo aveva portato, proprio lì, in quella famiglia, in quella cucina, quella sera.
Perché di un ragazzino sconvolto, che afferra il coltello della cucina e che, con un colpo solo, uccide il padre che da una vita ammazza di botte moglie e figli, tutto si può dire, ma non che sia un assassino.
(Elena del blog motivixalzarsialmattino.splinder.com/)
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Un pensiero su “Racconto a più mani – 3”